Roma, 6 marzo – È passato un anno dalla morte del caudillo Chavez, leader Venezuelano su cui si potrebbe discutere all’infinito ma dall’indubbia presa sulla popolazione. Dopo le elezioni dello scorso aprile il potere passò al suo “delfino” Maduro, ma già dalla ristretta maggioranza che portò alla vittoria – per non parlare delle accuse di brogli lanciate dal rivale Capriles – si intuì che qualcosa stava cambiando nel Paese sudamericano.
In più si è aggiunta una grave crisi economica, che lo Stato non stava più riuscendo a fronteggiare con le misure sociali che Chavez era in grado di proporre: scarsità di beni di prima necessità, inflazione galoppante, di conseguenza criminalità in continua ascesa, in un Venezuela peraltro già ai primi posti per il tasso di omicidi nel mondo. A febbraio si è assistiti alle più imponenti proteste da almeno dieci anni a questa parte, esattamente dallo sciopero della compagnia petrolifera Pdvsa nel 2002, quando manager, ingegneri ed impiegati espulsero dagli impianti i lavoratori tecnici per indurre Chavez ad indire nuove elezioni. La serrata durò due mesi.
Alla discesa in piazza di migliaia di giovani, perlopiù studenti – spinti dal carcere da uno dei leader dell’opposizione Leopoldo Lopez, in contrasto con Capriles, più moderato per evitare ritorsioni – il governo ha replicato con una durissima repressione da parte tanto della Guardia Nazionale che da gruppi paramilitari detti “colectivos”, abili nel seminare il terrore nei “cerros”, come vengono chiamati i bassifondi in Venezuela.
Si parla di 15 morti e centinaia di arresti, ma è chiaro che essendo i media in mano all’esecutivo le fonti sono non ufficiali. Addirittura ai reporter dell’americana Cnn sono stati negati gli accrediti ed è stato dato l’invito a lasciare il Paese. Secondo la stampa locale sono oltre cinquanta i giornalisti aggrediti in meno di un mese, anche stranieri.
E Maduro dà la colpa a cospirazioni che mirano alla distruzione dell’ordine costituzionale, continuando almeno in questo sulla strada del predecessore e mentore Chavez. Praticamente una settantina in quattordici anni, sono state tutte sventate o meglio ancora fallite da sole. Giustificazione che contrasta il rapporto di Human Rights Watch, in cui si accusa il regime di “aver apertamente abbracciato le classiche strategie autoritarie, incarcerando gli oppositori – come appunto Lopez, (ndr) – intimidendo la società civile e mettendo a tacere i mass media”.
E sul web abbondano i video che confermerebbero queste violenze, come quello di ufficiali in borghese che sparano sulla folla manifestante – Maduro ha ribadito che sono stati questi a violare i divieti di raggiungere le zone più a rischio – o ancora la foto di Miss Turismo Genesis Carmona mentre, raggiunta da un proiettile alla testa, viene inutilmente trasportata in ospedale da un ragazzo in motorino.
Dall’altra parte invece, nonostante le accurate analisi di Human Rights Watch, non risulta traccia dell’uso di armi da parte degli oppositori, verso cui si inaspriscono le misure legali: il reato di associazione incluso nella Legge Organica prevede fino a 10 anni di reclusione, l’equivalente di essere parte della criminalità organizzata.
Nel continente americano le reazioni sono diverse, buona parte del Sudamerica ha un’economia troppo collegata al Venezuela per muovere critiche all’operato del governo Maduro. Uruguay, Ecuador e Argentina hanno una forte dipendenza dal petrolio, il Brasile ha numerosi interessi ed investimenti, ovviamente dal lato della rivoluzione bolivariana c’è anche Cuba. Altrettanto ovvio il dissenso degli Stati Uniti, sebbene siano i maggiori importatori dell’ “oro nero” venezuelano, ma alle pretese di liberazione degli incarcerati duranti gli scontri sono seguiti un invito ad evitare ingerenze interne e l’espulsione di tre diplomatici, accusati di fomentare le rivolte.
11 Febbraio 2018 @ 12:42
Ꮪono 1 settimana che navigo e ԛuesto sіto è l’unica cosa convincente che trovo.
Realmente appassionante. Se tutgte le peгsone che creano contenuti
badasssero a offrire materiale attraente come questo internet sareƄbe
sicurаmente molto più piacevole da leggere. Ti ringrazio!!