“Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”. Queste le parole tra le più significative di Karol Jòzef Wojtyla, eletto Papa il 16 ottobre del 1978, in un pontificato che segnò la storia. Oggi ricorre l’anniversario della morte di Papa Giovanni Paolo II: era infatti il 2 aprile del 2005 quando, alle ore 21:37, morì. Quell’annuncio lasciò commosso tutto il mondo, migliaia di persone si ritrovarono spontaneamente davanti alla Basilica di San Pietro dando vita ad una veglia di preghiera che si svolse ininterrottamente fino al giorno del funerale, celebratosi venerdì 8 aprile. Il primo maggio 2011 fu proclamato beato dal suo successore Benedetto XVI, fatto molto importante in quanto non capitava da circa un millennio che un papa proclamasse beato il proprio predecessore. Il 30 settembre scorso, inoltre, fu comunicato che sarebbe stato proclamato santo il 27 aprile 2014, insieme al predecessore Giovanni XXIII, evento che ormai è giunto alle porte.
Primo papa non italiano, dopo 455 anni, cioè dai tempi di Adriano VI (1522 – 1523), e primo papa polacco, anche molto giovane, (aveva solo 58 anni), Giovanni Paolo II non fu un uomo e un pontefice come gli altri.
Si presentò con un potente “Sia lodato Gesù Cristo!”, improvvisò alcune parole in italiano e, facendo un errore di grammatica, disse: “Se sbaglio, mi corigerete”. La folla, appena lo udì, lo applaudì entusiasta. Sin dall’inizio si dimostrò una nuova figura di riferimento, un uomo diverso, che avrebbe fatto grandi cose. Con Wojtyla cambiò la raffigurazione del pontefice, che non era più il papa che faceva il pastore universale dalla città di Roma, chiuso nelle sue stanze, attendendo che i fedeli andassero da lui, ma era un Papa che si spostava, che viaggiava, che incontrava le persone direttamente e concretamente.
Con Papa Wojtyla si assistette ad una specie di risurrezione politica del papato, innestata su una forza di autorità morale. Egli tentò sempre, sin dal principio, di lasciare un segno in questo mondo, cercando di migliorarlo, secondo le sue possibilità. Entrò all’interno di questioni mondiali importanti, intraprendendo una determinata azione politica e diplomatica contro regimi totalitari, partendo proprio dalla sua terra d’origine, la Polonia, al tempo sotto dominio sovietico. Dal 1979, quindi subito dopo la sua elezione, ebbe inizio la sua grande fatica, quella cioè di liberare i Paesi dell’Est dall’oppressione politica. Dopo anni e anni di tensioni, nel 1989, finalmente il successo: la caduta del Muro di Berlino e il crollo dell’Impero sovietico. Inoltre, egli stigmatizzò il capitalismo e il consumismo, considerati antitetici alla ricerca della giustizia sociale, causa d’ingiustificata differenza fra i popoli, e lesivi della dignità dell’uomo.
Giovanni Paolo II è ricordato anche per i numerosi viaggi che fece in tutto il mondo e che videro la partecipazione di enormi folle, tra le più grandi mai riunite in occasioni di carattere religioso. Questi viaggi apostolici stavano alla base del modo di fare e dell’atteggiamento di questo Papa che desiderava incontrare la gente di persona. Soprattutto con le generazioni più giovani, si formò un rapporto d’amore e di affetto quasi confidenziale, sostenuto dalla creazione delle Giornate Mondiali della Gioventù, che gettarono un ponte di relazioni tra nazioni e religioni diverse, nel segno dell’ecumenismo, uno dei punti fermi di tutto il suo papato.
Il 13 maggio del 1981 subì un attentato, quasi mortale, da parte di Mehmet Ali Agca, un killer professionista che gli sparò due colpi di pistola in Piazza San Pietro, pochi minuti dopo che egli era entrato nella piazza per un’udienza generale, ferendolo all’addome. Wojtyla fu presto soccorso e fortunatamente sopravvisse, dopo un intervento di 5 ore e 30 minuti. Due anni più tardi, nel Natale del 1983, Giovanni Paolo II dimostrò ancora una volta il suo grande cuore e la sua misericordia: andò in carcere al fine di incontrare e guardare in viso il suo attentatore, per dargli il suo perdono. I due parlarono in privato e tuttora non si è a conoscenza della loro conversazione. Il Papa disse dell’incontro: “Ho parlato con lui come si parla a un fratello, al quale ho perdonato e che gode della mia fiducia. Quello che ci siamo detti è un segreto tra me e lui”. Nel 2000, l’anno del Giubileo, ottenne per lui la grazia. Successivamente il Parkinson e altri problemi di salute lo immobilizzarono e lo resero prigioniero del suo corpo, fino a portarlo alla morte. Immediatamente, più di tre milioni di pellegrini si riversarono a Roma per rendere omaggio alla salma del Papa. Si formarono file chilometriche per salutare per l’ultima volta un grande uomo.
Oggi, vogliamo proprio ricordare colui che ha segnato un pezzo fondamentale della nostra storia, un uomo che è stato prima di tutto e ancor prima di essere Papa, un uomo. Deciso e determinato, buono e gentile, è stato capace di gettare ponti tra razze e religioni, tra lingue, nazioni e culture. Un uomo che ha fatto della comunicazione e del dialogo uno stile di vita, che ha parlato non solo al mondo cattolico ma al mondo in generale. Una figura di riferimento per tutti, un esempio e un modello di vita, un Papa da un cuore enorme.
Roma, 2 aprile