Il 3 aprile alle 23.02, ora italiana, partirà dallo spazioporto Esa di Kourou nella Guyana Francese il primo satellite “romano” della flotta Sentinel. In totale, entro il 2020, saranno attive le cinque serie di Sentinel previste dal programma europeo di monitoraggio ambientale Copernicus.
Con il progetto Copernicus l’Agenzia Spaziale Europea si propone di raccogliere il maggior numero possibile di dati della superficie terrestre in ogni condizione di tempo, fornendo informazioni puntuali sul degrado ambientale, sui cambiamenti climatici e sulle condizioni del suolo in caso di gravi emergenze.
Sentinel-1A è stato costruito e testato negli stabilimenti romani della Thales Alenia Spaces Italia, che è a capo di un consorzio formato da circa 60 aziende.
La forza di questo satellite sta nel suo radar SAR ad apertura sintetica con un’antenna di 12 metri e numerosi pannelli solari di 10 metri di lunghezza. A ogni orbita il satellite invierà a terra 600 gigabit di dati, circa 2.4 terabit in appena 24 ore, realizzando ogni 12 giorni una mappatura completa del nostro pianeta. Quando nel 2016 andrà in orbita il satellite gemello, Sentinel-1B, anch’esso realizzato in Italia, si avrà un’accelerazione nella rilevazioni dei dati, perché i due satelliti, progettati per durare nello spazio circa sette anni, lavoreranno in sincrono alla scansione della superficie terrestre, che in tal modo sarà completata ogni sei giorni.
Ogni serie della flotta Sentinel avrà un determinato compito: Sentinel-2 rileverà immagini ottiche ad alta risoluzione della terraferma; Sentinel-3 si occuperà dei dati altimetrici, radar e ottici; Sentinel-4 e 5 analizzeranno l’atmosfera terrestre. La serie 5 vedrà un “precursore”, Sentinel precursor, che dovrà raccogliere i dati contenuti nel satellite Envisat, attivo tra il 2002 e il 2012, e passarli al Sentinel 5.
I dati che arriveranno a terra saranno analizzati da quattro stazioni, tra cui quella del centro Spaziale ASI di Matera, per essere poi divulgati in tutto il mondo quasi in tempo reale.
La Commisione Europea ha stimato che il progetto porterà nelle casse della comunità europea un guadagno di circa 30 miliardi di euro entro il 2030 oltre alla creazione di 50.000 posti di lavoro.
Con queste nuovi strumenti non solo si avrà un quadro accurato e completo sia delle foreste sia delle risorse idrogeologiche, ma sarà anche fattibile monitorare terremoti, alluvioni, calamità naturali, permettendo alle autorità competenti di poterle gestire nel modo più veloce e preciso possibile.
Roma, 3 aprile