Si è aperta ieri a Palazzo Cipolla di Roma fino al 28 agosto 2014, una grande mostra monografica dedicata ad Andy Warhol, pioniere per antonomasia della Pop Art americana. Già attivo negli anni Cinquanta come disegnatore pubblicitario, Warhol è tra i primi artisti a capire la portata del fenomeno pop e a riconoscere la sua relazione con le forme visive della comunicazione di massa. A partire dal 1962, le serigrafie di Warhol formeranno uno dei principali nessi per la generazione di artisti pop europei e americani, profondamenti influenzati da quella modalità seriale, ma anche da un’inconfondibile iconografia fatta di immagini publicitarie, ritratti di divi hollywoodiani, prodotti di largo consumo e oscure immagini di cronaca nera.
Centocinquanta le opere in mostra, tutte provenienti da un’unica collezione privata, quella della The Brant Foundation, di cui è fondatore e presidente uno dei due curatori della rassegna, Peter Brant, collezionista e amico personale di Warhol, conosciuto nel 1968. Una semplicità grafica e una ricca iconografia, ripresa dalle immagini più stereotipe della cultura americana, animano il percorso espositivo, che prende l’avvio dagli anni Cinquanta, quando l’artista lavorava anche come illustratore per riviste, da Harper’s Bazar al New Yorker , e come disegnatore pubblicitario. Priva di una reale codifica estetica l’arte di Warhol, si propone come riproduttrice d’immagini di mass media ( fumetto, televisione ecc.), che vengono ricostruite tramite l’assunzione diretta di elementi tipici della società dei consumi, quegli stessi che affollano fino all’ossessione la nostra quotidianità. Non c’è nell’opera di Warhol nessuna volontà di nobilitare la realtà, non c’è neanche ironia, piuttosto troviamo l’intenzione di sottolineare gli aspetti grotteschi e volgari della società dei consumi, con la sua martellante publicità, con la banalità e la caducità dei suoi prodotti. Presenti molti marchi di fabbrica e volti dei divi più famosi d’America : Liz Taylor, Elvis Presley, le scatole di detersivo Brillo Box, i Flowers, Mao, nonché le due Marilyn, una del 1962, creata poco dopo il decesso della Monroe, e una del 1964, veri e propri idoli della cultura contemporanea. La scelta dei colori aggressivi e dissonanti conferisce alle sue immagini un impatto visivo ed emotivo molto forte. Warhol, inoltre isola la sua figura e la dilata, stampandola con grande evidenza nel centro esatto della tela. Tutte le sue opere propongono una forte concezione modernistica dell’arte, intrecciata a quei livelli produttivi della società, come l’architettura, il cinema, la moda, l’industrial design.
Una mostra dal potere straordinario, che rivela un’eclatante svolta artistica, che per la prima volta nella storia del Novecento dichiarava la propria derivazione dall’estetica del consumo di massa e consapevolmente eleggeva le sue immagini al rango di nuove icone della modernità.
Roma, 19 aprile