Concluso con 14 condanne per un totale di 40 anni di carcere il processo alla cosca degli Alvaro, che avevano preso il controllo di uno dei più rinomati ristoranti di Roma, il Cafè de Paris, simbolo negli anni 50 e 60 della dolce vita
Il pubblico ministero Francesco Minisci aveva richiesto 24 condanne ma alla fine sono stati dati 7 anni a Vincenzo Alvaro, 4 anni a sua moglie Grazia Palamara, 4 anni e 6 mesi a Damiano Villari. Per gli altri pene varie, dai 3 anni ai 2 anni e 6 mesi.
Il tutto ha inizio con l’arresto nel giugno 2011 da parte dei Ros di due persone, originarie di Reggio Calabria, affiliate alla cosca degli Alvaro, che si occupavano di riciclare denaro della ‘Ndrangheta comprando attività commerciali di prestigio.
Venivano attuati immediatamente i sequestri preventivi su due strutture, il Cafè de Paris, appunto, e il George’s, ma la rete di prestanome e il sodalizio non si erano fermati a quei due locali.
Ha dichiarato il procuratore capo Michele Prestipino «questa sentenza prova, dopo i sequestri preventivi dei beni di proprietà della cosca, che imprese commerciali di importante valore economico intestate a prestanome appartengono in realtà a personaggi di spicco della ‘ndrangheta. Una conferma significativa della presenza di questi spaccati criminali nelle pieghe dell’economia della città».
Roma, 10 aprile