L’intervento del Nas al Pertini era inevitabile. Cominceranno questa mattina le ispezioni dei militari del nucleo antisofisticazione e sanità nell’ospedale romano coinvolto nello scandalo dello scambio di embrioni che ha fatto sì che una donna portasse in grembo il figlio di un’altra coppia. Le ispezioni serviranno ad accertare le modalità di intervento nei casi di procreazione assistita. A questo è finalizzata l’acquisizione di documenti e cartelle cliniche, disposta dal procuratore aggiunto Leonardo Frisani, nel Pma, il centro per la Procreazione medicalmente assistita. Nessuna ipotesi di reato è stata ancora formulata dalla procura, ma l’indagine prosegue a tamburo battente.
Nei prossimi giorni i carabinieri del Nas ascolteranno le coppie che hanno eseguito al Pertini la fecondazione, sia quelle coinvolte nello scandalo sia altre in cura al centro del nosocomio, ed allargheranno le ispezioni anche ad altri Pma di strutture sanitarie della città. Proprio come aveva chiesto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, al presidente della Regione Zingaretti: «È necessario un commissariamento ad acta e ispezioni in tutti i centri, perché dobbiamo dare serenità e tranquillità alle tante coppie che devono e possono ricorrere a un sistema per avere figli». Alla vigilia di Pasqua è stato nominato come commissario, con un incarico di sei mesi, il professor Corrado Melega.
Quanto alle responsabilità dello scandalo al Pertini, Giuseppe Novelli, genetista, rettore di Tor Vergata e presidente della commissione che ha indagato sullo scambio di embrioni, ha precisato: «Diciamo che è stato un caso di sfortunato incidente avverso in una fase analitica, ossia di trasferimento degli embrioni nell’utero materno. È stato uno scambio di provette, per semplificare. Sul fatto che sia dovuto al nome si è esagerato. Nei laboratori esistono errori di sistema ed errori individuali, purtroppo si è trattato di un tragico errore individuale».
Un errore, sottolineano dall’ospedale romano, che avviene dopo dieci anni in cui si effettua «questo tipo di operazione 600 volte l’anno, con 5 o 6 coppie per ogni seduta». E Vitaliano De Salazar, direttore generale della Asl Roma B, sottolinea che quello del Pertini è stato «un errore accidentale». Per evitare che si possa ripete sono state adottate nuove procedure con l’introduzione, oltre al codice colore, del codice a barre.
Roma, 22 aprile