E’ successo in una scuola di Roma a Ponte Milvio, la vittima uno studente del Bernini: Carlo 15 anni picchiato, aggredito da un bullo mentre gli altri, i compagni, filmavano il tutto con il telefonino.
L’ennesimo caso di bullismo che coinvolge una generazione fatta di violenza, di aggregazione alla prevaricazione, di macabri reporter per acquisire una popolarità malata e agognata a scapito del più debole, del più timido, del più “sfigato” come lo definiscono loro: i bulli, mentre la scuola diventa l’arena, il palcoscenico dei baby- aguzzini.
“Non ce la faccio a perdonare. Questo ragazzo, con me, ha già sbagliato altre volte. Non posso tornare a scuola e trovarmelo di nuovo di fronte, come se nulla fosse accaduto. Lo trovo umiliante, è davvero troppo” queste le parole che il ragazzo riserva al suo aggressore, lui Carlo, ora ricoverato all’ospedale San Filippo Neri per una frattura parietale dell’occhio sinistro, solo quando l’ematoma si sarà riassorbito del tutto si potrà stabilire con certezza se avrà bisogno anche di un intervento chirurgico. Lo sconcerto anche da parte dei genitori che si rifiutano di incontrare il ragazzo assalitore, dichiarando: “Non ci sentiamo ancora pronti, dopo quello che è successo. Per ora non ci sembra il caso, vogliamo soltanto che nostro figlio torni a casa. Poi, magari, si vedrà”.
A far da cornice, all’amara vicenda, colpisce la dicotomia nelle reazioni degli studenti: da un lato l’omertà di chi non vuole collaborare con i poliziotti nell’identificazione degli altri componenti della baby gang, dall’altra la solidarietà di chi si stringe attorno a Carlo: “Carlo? Lo conosciamo. È un bravo ragazzo, un po’ timido. Qui siamo tutti amici”. L’ennesimo caso, l’ennesima vittima di un fenomeno: il bullismo, che a Roma come a Pavia sprigiona in sé, nella sua crudezza tutta l’aggressività e l’incoscienza di una generazione incapace di confrontarsi con l’altro, analfabeta affettivamente, deficiente al dialogo e che si affida alla legge del più forte.
Roma, 25 aprile
26 Aprile 2014 @ 11:39
Purtroppo succede sempre piu’ spesso di sentire casi del genere. Non si riesce a capire che cosa giri per la testa di questi ragazzi. troppo spesso si parla di disagio sociale e di condizioni economiche difficili, ma, mi pregio informare, che io sono cresciuto in una famiglia di 4 unità e l’unico sostentamento di tale famiglia era mio padre” Muratore non imprenditore”.