Può la letteratura cambiare il mondo? Secondo Javier Cercas, romanziere nato nel 1962 a Ibahernando, Cáceres, può, nella misura in cui può cambiare il modo di percepire il mondo di chi legge. Questo, naturalmente, a condizione che sia buona letteratura, vale a dire quella fatta di romanzi, come dice Milan Kundera, “facili da leggere e difficili da capire”: quei romanzi, in altre parole, che leggi senza riuscire a interrompere, perché ti catturano fin dal principio, e quando arrivi alla fine pensi che devi rileggerli perché hai l’impressione che dicano molte più cose di quelle che hai afferrato alla prima lettura. Tutto il contrario, insomma, dei romanzi difficili da leggere e facili da capire. Questo quanto emerge dalla sua opera, L’avventura di scrivere romanzi. Un’ altra definizione di buona letteratura, secondo Cercas è la seguente: la letteratura prodotta da scrittori che, se hanno un problema, fanno l’esatto contrario di quello che farebbero dei buoni politici, di fronte ad esso: vale a dire non trovare la soluzione più rapida, più semplice e più diretta, bensì lavorare per rendere il problema sempre più complesso.
In questa lunga conversazione con Bruno Arpaia, romanziere nato nel 1957 a Ottaviano, in provincia di Napoli, Cercas si rivela per quello che è: uno scrittore impegnato. Non nell’accezione negativa del termine che Cercas era solito attribuire ad esso da giovane, vale a dire quella di ciarlatano (“uno che magari serviva le buone cause, ma a suo vantaggio”) ma in quella di Vargas Llosa quando dice: “per letteratura di impegno io intendo quella in cui ci si impegna per intero, in una scrittura che non si limiti a un mero gioco di intrattenimento, ma che si interroghi sull’uomo, la morale, la politica, la storia”.
L’autore di Soldati di Salamina, in questo saggio/intervista sul senso e sul significato della scrittura ci rivela i suoi gusti letterari (si parla molto di Borges e di Cervantes), le sue fonti di ispirazione, i suoi metodi di lavoro ma anche la sua concezione della vita. Un manuale di scrittura creativa, facile da leggere come quello che è (una conversazione tra due amici) e difficile da capire abbastanza da dover essere riletto ancora e ancora.
Roma, 30 aprile