Oggi il decreto sul lavoro approda in Senato, anche se dopo le recenti modifiche volute dalla minoranza del Pd, gli scontri sul dl continuino. Oltre all’opposizione ( M5s e Forza Italia) il Governo deve fronteggiare le aspre polemiche da parte di Scelta Civica e Ncd, che non hanno gradito le correzioni apportate dal centro-sinistra. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha dichiarato che le modifiche apportate al testo sono solo migliorie, ed esse non hanno stravolto nella sostanza l’intenzione iniziale del progetto approvato a metà marzo. Poletti si è poi augurato un’approvazione rapida in modo da completare l’iter burocratico, e trasformare il decreto in una legge vera e propria. Anche Matteo Renzi considera il testo di legge sul lavoro ormai blindato, tanto da vederlo ormai approvato grazie al voto compatto dell’intero Pd (scopo per cui sono state apportate le recenti modifiche). Gli altri partiti di maggioranza, però, non considerano affatto chiusa la questione sul lavoro.
Le contestazioni maggiori riguardano apprendistato e contratto a tempo determinato. In particolare su quest’ultimo punto, Renzi ha aumentato da 12 a 36 mesi la durata massima dei contratti a termine per cui il datore non è obbligato a giustificare la ragione per la quale non assume a tempo indeterminato. Il testo originario consentiva otto proroghe contrattuali rispetto all’unica permessa dalla riforma Fornero; la commissione Lavoro le ha ridotte a cinque. Simili modifiche anche per l’apprendistato, la riforma autentica non prevedeva nessuna condizione di assunzione per il datore di lavoro che impiega un apprendista, cancellando, inoltre, l’obbligo del progetto formativo in forma scritta. Il nuovo testo introduce invece per le aziende oltre i 30 dipendenti l’obbligo di stabilizzazione del 20 percento degli apprendisti prima di poterne impiegare ulteriori.
Roma, 22 aprile