Tra 24 ore sapremo. Sapremo come il sindaco della Capitale Ignazio Marino e il ministro all’Ambiente Gian Luca Galletti intendono sciogliere il nodo sull’emergenza rifiuti a Roma. All’incontro di domani, mercoledì 9 aprile, dovrebbe partecipare anche Nicola Zingaretti in rappresentanza della Regione Lazio. In ballo ci sono 2000 tonnellate di rifiuti.
Intanto, Marino dice di aver parlato già privatamente con il Ministro Galletti, il quale è possibilista sulla nomina di un Commissario a cui saranno attribuiti poteri specifici per far fronte all’emergenza. Dopo gli appelli di Zingaretti e Galletti, insomma, il primo cittadino di Roma pare aver rotto gli indugi, consapevole – le sue dichiarazioni in tal senso sono state chiare – come il Campidoglio, da sola, può ben poco. Inoltre, l’ordinanza di riapertura degli impianti di Malagrotta, posti sotto sequestro dopo lo scandalo rifiuti e l’arresto di Manlio Cerroni, scadrà il prossimo 26 maggio.
Dal canto suo, a chi parla di emergenza, Nicola Zingaretti risponde così: “Nel Lazio e a Roma non c’e’ nessuna emergenza, siamo in un vuoto giuridico . Dopo la meritoria iniziativa della magistratura e il conseguente atto di interdizione da parte del prefetto sulla società che detiene di fatto quasi il totale degli impianti di Tmb che sono una evoluzione moderna del ciclo dei rifiuti, siamo in un vuoto giuridico. Questi impianti in teoria non sono più utilizzabili e bisogna trovare un sistema giuridico per fare in modo che un sistema, che non è in emergenza, continui a funzionare in attesa dell’iter processuale».
Al momento, come possibile soluzione al trattamento delle 2000 tonnellate, potrebbe venire in soccorso parzialmente l’impianto di Rida Ambiente, che fa capo al grande accusatore di Cerroni, Fabio Altissimi. Il Tmb si trova ad Aprilia, provincia di Latina ed è già funzionante. L’impianto di Aprilia potrebbe essere dunque un primo passo verso la soluzione complessiva, dopo l’interdittiva antimafia che ha colpito quelli di Cerroni.
Il successivo passo sarà quello di potenziare le capacità della Capitale di smaltire i propri rifiuti, partendo dal presupposto che un impianto di trattamento biologico meccanico – è in funzione solo 280 giorni su 365 all’anno (vedi gli impianti di Malagrotta, Rocca Cencia e Salaria, i quali per far fronte all’ordinanza dovranno giocoforza uscire dal ciclo produttivo).
In prospettiva, ciò significa che gli impianti di Malagrotta devono fermarsi. Ma c’è un problema: con la chiusura degli impianti di cui vi abbiamo parlato, almeno secondo quanto riportato dall’Ama, potrebbero rimanere per strada. Per fa fronte a questo problema, però, si valuterà se gli impianti di proprietà della municipalizzata potranno lavorare più intensamente. Possibilità da non escludere a priori, anche grazie ad una possibile autorizzazione da parte della Regione.
Eppure, anche con l’autorizzazione della Regione, il livello di trattamento dei rifiuti verrebbe innalzato di sole 500 tonnellate. per le altre 1500 si dovrebbe trovare una nuova destinazione, come gli impianti di Frosinone e Viterbo. Senza dimenticare lo stabilimento di Aprilia, naturalmente.
In risposta all’interrogazione del consigliere radicale Riccardo Magi, anche l’assessore all’Ambiente, Estella Marino, ha confermato che gli impianti Tmb non lavorano tutti i giorni, un fatto che aggrava una situazione di per sé già molto precaria. Un qualsiasi evento – come le festività natalizie, o l’interdittiva antimafia di cui sopra – può far sprofondare Roma nell’emergenza.
A margine, anche il problema della raccolta differenziata è di per sé un problema, dove anche qui esiste una carenza d’impianti capaci di farvi fronte. La parte umida, che dovrebbe finire in strutture apposite, a Roma non si sa dove va a finire, contrariamente ad altre regioni. L’impianto di Maccarese da solo, infatti, è troppo piccolo per far fronte da solo alle tonnellate di rifiuti di questo genere. E la proposta di un nuovo impianto avanzato dall’Ama è stato addirittura bocciato, in base a quanto riportato dal Comitato Rifiuti Zero Fiumicino: “Dalla Conferenza dei Servizi della Provincia“. Secondo i dati “il 75 per cento dell’umido finisce al nord, in Veneto. E paghiamo caro questo servizio: 9 milioni di euro all’anno. Di contro, il paradosso: più aumenta una pratica virtuosa come la differenziata, più aumenta il conto. Restano le preoccupazioni dei cittadini di Valle Galeria, per il futuro di Malagrotta: ieri sul blog Romareport.it sono state postate le foto di un gregge di pecore che pascola dove non dovrebbe, “in alcune aree poste sotto sequestro per lo sversamento di petrolio dalla vicina raffineria, nonostante sia ben visibile il nastro giallo che delimita la zona vietata”.
Roma, 8 aprile