Anche in Italia il gli stranieri potranno guidare bus, tram e metropolitane. Il regio decreto vecchio di 83 anni, cioè il divieto imponeva la possibilità per i soli cittadini italiani di mettersi alla guida dei mezzi pubblici, è stato abolito.
Il provvedimento di abrogazione è figlio di anni di ricorsi presentati da cittadini extracomunitari soprattutto nelle città di Torino e Milano, che alla fine, hanno ottenuto ragione. E’ il caso ad esempio di Mohamed Hailoua, marocchino di diciotto anni, regolarmente residente e diplomato in una scuola professionale per elettricisti, che aveva tentato di candidarsi come operaio al reparto manutenzione dell’Atm. L’azienda, a suo tempo, rispose citando il decreto del ’31, respingendo la sua candidatura perché senza cittadinanza italiana. Non solo. In una memoria difensiva l’azienda di trasporto milanese sottolineò che non sarebbe stato opportuno che un marocchino svolgesse un servizio «particolarmente esposto al rischio di attentati». O, ancora, il caso della Gruppo torinese trasporti (Gtt). Nel 2010 Gtt aveva infatti negato a un congolese, che allora viveva in Italia da sette anni con lo status di rifugiato, di partecipare a un bando per la selezione di autisti. Il paradosso era che in quel caso il tabù del Regio decreto era già stato nei fatti superato dall’ammissione al concorso quale cittadino straniero, purché “comunitario”. Il tribunale ha condannato Gtt al pagamento delle spese legali, circa duemila euro, ma non ha riconosciuto al ricorrente alcun risarcimento.
Il provvedimento, in realtà, ha aperto la strada a nuovi scenari, che avvicinano l’Italia agli standard europei. Per evitare infrazioni da parte dell’Unione Europea. Secondo l’Asgi, l’Associazione Studi Giuridici sull’immigrazione , infatti, l’Italia non si è ancora adeguata ad una serie di altri provvedimenti normativi che continuano ad escludere gli extracomunitari da alcuni benefici esclusivi il cui accesso è riservato ai soli italiani.
Alcuni esempi: l’assegno sociale, l’assegno dell’Inps per i nuclei familiari numerosi, la maternità comunale o la carta acquisti. L’Italia, sempre secondo l’Asgi, non essendosi ancora adeguata, potrebbe incorrere in possibili procedure di infrazione da parte dell’UE. Ciò in virtù del fatto che eventuali cittadini extracomunitari, lesi in tali diritti, sulla base della normativa comunitaria, possano farvi ricorso.
Roma, 6 aprile 2014