Ispettori alimentari, questa è la nuova professione che sta nascendo per porre maggiori limiti alle contraffazioni alimentari, alle importazioni clandestine e a tutto ciò che può essere considerato concorrenza sleale.
Gli ispettori alimentari avranno quindi il compito di controllare e verificare che tutto avvenga secondo le norme stabilite e proprio per accelerare i tempi di entrata in azione da parte degli operatori sono stati creati dei corsi di formazione.
Gli scorsi giorni Irvea Carpi Investigazioni, un’organizzazione specializzata nella ricerca e nella valorizzazione delle eccellenze agroalimentari, ha organizzato un seminario a Roma insieme a Lex Alimentaria Studio Legale. Si è trattato quasi di un “addestramento” rivolto a veterinari, agronomi, biologi, ma anche avvocati, ispettori sanitari, tecnici della prevenzione e a tutto coloro che vogliono aiutare le agenzie di investigazione nelle indagini sulle filiere agroalimentari.
Per essere in grado di riconoscere le violazioni che si possono commettere e per garantire un controllo dei prodotti corretto, l’addetto deve essere in grado di padroneggiare sia le conoscenze tecnico – scientifiche che quelle giuridiche, legate principalmente al rilascio delle varie certificazioni DOP – DOC – DOCG – IGP e alla loro regolarità commerciale.
Compiti dell’ispettore alimentare saranno: effettuare campionamenti di masse alimentari, analizzare in laboratorio e verbalizzare i risultati; vigilare nei luoghi di produzione e di commercializzazione, gestire le tecniche di tracciabilità dei prodotti e la normativa di riferimento.
Per diventare ispettori alimentari non è necessario un percorso di studio specifico, tuttavia l’Irvea è maggiormente orientata verso chi si diploma all’istituto agrario o verso i biologi alimentari. Diventando ispettori si acquisisce la nomina di Pubblico Ufficiale.
Il tema delle contraffazione è sempre più delicato e riguarda, oltre ai consumatori, anche le imprese, che sempre con più difficoltà devono fronteggiare la concorrenza sleale. A risentirne anche lo Stato poi e proprio per questo è intervenuto il Parlamento Europeo, che il 14 gennaio 2014 ha invitato gli Stati a creare delle condizioni favorevoli agli informatori affinché si possano denunciare le cattive pratiche in modo anonimo e sicuro.
Roma 6 aprile