Nel gergo pugilistico, mettere knockout il proprio avversario significa mandarlo al tappeto. Detto questo, l’articolo tratterà di un incontro di boxe, ma di una stupida gioco nato negli Usa e sbarcato in Italia da qualche tempo. Gioco di cui tra l’altro abbiamo già parlato qui in un nostro precedente articolo. Ne abbiamo parlato soprattutto in quanto pare abbia preso piede anche e soprattutto fra i giovani che animano la movida romana. Che sia stata la pratica assurda di questo gioco, sta il fatto che un bengalese ucciso da un pugno a Pisa, potrebbe essere un campanello d’allarme agghiacciante.
Un episodio che ha lasciato la città incredula e di cui non è stato ancora trovato il responsabile, pur avendo raccolto la squadra mobile numerose testimonianze sull’accaduto. Lo stesso questore ha chiesto in tal senso agli amici del responsabile di recarsi in questura e riferire dell’accaduto, perché il gesto non rimanga impunito: “Invito gli amici dell’aggressore a farsi avanti e a venire in questura a chiarire la loro posizione. Diversamente rischiano di rispondere del reato di concorso in omicidio». Lo ha detto il questore di Pisa Gianfranco Bernabei. «Noi continuiamo intanto le nostre indagini – ha aggiunto – e siamo fortemente determinati a raggiungere al più presto risultati positivi per il nostro lavoro».
Zakir Hoassini, cittadino bengalese di professione cameriere è morto dopo 24 ore di agonia per un pungo ricevuto all’improvviso un pugno domenica notte nel centro di Pisa. L’aggressore, una giovane vittima, probabilmente ubriaca.
le prime indagini hanno permesso agli investigatori di risalire all’auto dell’aggressore, grazie alle riprese di numerose telecamere di videosorveglianza sparse sul luogo dell’accaduto e anche in altri punti strategici della città. Le riprese di queste telecamere, che pure non hanno permesso l’individuazione della targa del veicolo, pare stiano fornendo comunque importanti informazioni agli investigatori, fiduciosi di poter utilizzare le immagini acquisite per ricostruire gli spostamenti dei ragazzi. Da una prima ricostruzione, sicuramente l’auto non doveva essere parcheggiata lontano dal luogo dell’aggressione.
Sull’aggressore, grazie alle testimonianze, sono stati raccolti già degli indizi significativi: nazionalità italiana, corporatura robusta dovuta ad un’intensa attività fisica; addosso un giubbotto. Dalle riprese, nell’uomo è stato possibile constatare l’atteggiamento spavaldo nei confronti della vittima che, dal canto suo, ha evitato di reagire alle provocazioni prima di venire colpito.
Il succedersi delle immagini dura poco più di un minuto, dal pugno alla fuga in macchina dei ragazzi, tutti giovani con un’età compresa tra i 25 e i 35 anni. L’uomo, probabilmente ubriaco. Probabile che il colpevole abbia cercato lo scontro con la vittima utilizzando frasi a sfondo razzista, sperando in una sua reazione che poi, come già detto, non è arrivata.
Il fatto che il cameriere bengalese sia stato vittima del Knockout game di cui vi abbiamo scritto non è però l’unica ipotesi al vaglio della questura. Sull’evento tragico, infatti, potrebbe aver influito la poca lucidità del giovane, alterata in modo decisivo dai fumi dell’alcol.
Intanto, la città ha abbassato le saracinesche in segno di lutto, con sopra tanti cartelli di solidarietà per ricordare Zakir , tra via San Bernardo e Piazza Giacoberti, meglio conosciuta come Piazza della Pera. La vittima era sposato e aveva tre figli, attualmente ancora in patria.
La comunità bengalese – che solo a Pisa sfiora le 1500 persone – si è riunita martedì sera in modo spontaneo in Piazza della Pera, nei pressi del ristorante indiano Tandoori dove il loro connazionale lavorava per chiedere, chiedendo, anche attraverso il loro ambasciatore, che il Comune e la Regione Toscana si facciano carico delle spese di viaggio per permettere alla famiglia di Zakir di dargli un ultimo saluto permettendogli di partecipare ai funerali. Cosa più importante, però, la manifestazione ha avuto lo scopo di sensibilizzare gli organi preposti sulla ricerca della verità, perché Zakir abbia giustizia.
Roma, 17 aprile