Continua a far rumore la vicenda dell’acqua contaminata. La Commissione europea il 13 dicembre ha avviato un’indagine per accertare le responsabilità dell’Italia sul mancato rispetto dei parametri di arsenico presenti nell’acqua, ma la Regione e il Comune di Roma si sono mossi quasi tre mesi dopo, con l’ordinanza firmata da Marino il 21 febbraio, che ha vietato il consumo dell’acqua nei quartieri serviti dagli acquedotti inquinati.
La Procura di Roma ha aperto due fascicoli in merito alla vicenda e sta indagando per avvelenamento e omissione di atti d’ufficio, ma ora si muovono anche gli ispettori di Bruxelles. La Commissione Ue afferma l’urgenza di verificare la problematica della città di Roma, dato che la contaminazione nelle acque da arsenico costituisce un problema di lunga data per la Regione Lazio. Si punta il dito contro le amministrazioni locali, ree di non essere state in grado di rispettare i limiti fissati dall’Unione europea per garantire la salute ai cittadini. Alcuni dubbi riguardano anche l’obbligo di assicurare un’informazione adeguata agli utenti per ridurre i rischi e di mettere in atto il piano delle azioni correttive definito dalla Commissione. Proprio per chiarire tutti questi aspetti a dicembre è stata avviata un’indagine dall’Unione e la risposta italiana è arrivata il 24 febbraio, tre giorni dopo aver firmato l’ordinanza.
Il dossier inviato dall’Italia al momento è “oggetto di attenta analisi da parte della Commissione, che è determinata a garantire la protezione della salute umana” e l’Italia rischia delle sanzioni a causa dell’emergenza scoppiata a Roma, si parla di milioni di euro (basti pensare che per le discariche abusive l’Italia ha due condanne all’attivo e rischia un’ammenda di 56 milioni). Roberta Angelilli, vicepresidente del Parlamento europeo, ha spiegato che la procedura d’indagine “verificherà se ci sono danni per la salute e se ci sono responsabilità delle amministrazioni. Si tratta di un atto preliminare alla procedura d’infrazione che può portare a delle multe se il problema non viene risolto in maniera immediata”. La vicepresidente attacca anche Comune e Regione, che per quasi due mesi e mezzo sono stati fermi su Roma Nord.
L’Organizzazione mondiale della sanità ha fatto sapere che un’esposizione prolungata all’arsenico può provocare danni gravi alla salute: disordini neurologi, cardiovascolari, tumori della pelle e dei polmoni. Per capire gli effetti avuti sui residenti di Roma a rischio contaminazione, la Asl Roma E ha fatto sì che la Regione avviasse un’indagine epidemiologica sugli abitanti colpiti.
Roma, 17 aprile