Lo scambio è ufficiale. Gli esami del Dna confermano lo scambio di embrioni all’ospedale Pertini di Roma per due delle cinque coppie coinvolte nel caso. A dirlo è la relazione della commissione interistituzionale presieduta dal genetista e rettore dell’università di Tor Vergata, Giuseppe Novelli. L’esame, effettuato presso il policlinico dell’ateneo in collaborazione con Paola Grammatico della Sapienza-San Camillo, che avrebbe dovuto ricostruire i profili genetici degli embrioni e risalire dunque ai genitori biologici, ha dato esito positivo, confermando l’incompatibilità genetica riscontrata presso il Centro Sant’Anna della Asl RmA. Dunque una donna porta in grembo due gemelli non suoi, figli biologici della seconda coppia, in cui invece gli embrioni, anche questi scambiati, non hanno attecchito.
Come è stato possibile? Ormai l’ipotesi di un caso di semi-omonimia tra i cognomi delle due donne, che hanno in comune l’iniziale e cinque lettere su sette, sta diventando una certezza. Le altre tre coppie che hanno effettuato il pick up (il prelievo degli ovociti) la mattina del 4 dicembre e l’impianto di embrioni due giorni dopo, il 6 dicembre, non sono invece interessate dallo scambio di provette. Per due di loro la gravidanza procede, mentre in un caso l’intervento non è riuscito. La vicenda resta quindi circoscritta a due coppie. I risultati dei test del Dna sono stati già comunicati alle famiglie coinvolte, mentre la relazione integrale della commissione regionale sarà resa nota nelle prossime ore. “Alle due coppie coinvolte – commenta il direttore generale della Asl RmB, Vitaliano De Salazar – va tutta la nostra sincera solidarietà, garantendo loro tutta l’eventuale assistenza professionale”.
Sul caso la procura di Roma ha aperto un’inchiesta, al momento contro ignoti. Il procedimento è stato affidato dal procuratore aggiunto Leonardo Frisani al sostituto Claudia Alberti alla luce della denuncia presentata da una delle coppie sottoposte al trattamento di fecondazione assistita il 4 dicembre scorso. La donna è l’unica a non essere rimasta incinta. La donna si è sottoposta al trattamento di transfert (con esito però negativo) lo stesso giorno della signora che ha denunciato di portare in grembo due gemelli non compatibili biologicamente né con lei né con il marito. L’ipotesi è che quindi sia lei la madre biologica. Il Codacons ha depositato un esposto alla Procura di Roma sullo scambio di embrioni all’ospedale Pertini. Si chiede di verificare “se siano ravvisabili nei confronti della Regione e della Asl competente diverse fattispecie penalmente rilevanti come l’omissione di atti d’ufficio e la violazione della legge 40”. Nei confronti del Pertini il Codacons ipotizza l’omissione di atti d’ufficio, l’interruzione di pubblico servizio e le lesioni personali alle coppie coinvolte “per lo stress psico-fisico” subito.
Intanto, la direzione dell’Azienda Asl Roma B, per quanto riguarda gli aspetti organizzativi, “di concerto con la Commissione interistituzionale, chiamata a far luce sulla vicenda, ha provveduto alla nomina di un nuovo responsabile della struttura della Procreazione medicalmente assistita, Emilio Pittarelli, già nell’équipe di Ostetricia e ginecologia, rafforzato le procedure e confermato il fermo degli arruolamenti – spiega De Salazar – riservandosi l’adozione di tutti gli ulteriori provvedimenti ritenuti necessari anche alla luce dell’indagine ministeriale”. Per il momento all’ospedale Pertini sono state sospese le prime visite per le fecondazioni riguardo a nuove coppie.
Roma, 17 aprile