Non servirà nessuna manovra correttiva sul Def. A dichiararlo, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Il Documento di Economia e Finanza, sempre secondo l’ex sindaco di Firenze, contiene le riforme necessarie al rilancio dell’economia Italiana: semplificare la burocrazia, migliorare la produttività del paese restituendo respiro alle imprese schiacciate tra la pressione fiscale e l’impossibilità di assumere nuovi lavoratori e la riforma del Senato, questi i punti fondamentali su cui giocare la partita agli occhi del mondo.
Un mondo che guarda all’Italia con attenzione, che può contare dal canto suo sui pareri positivi del FMI e dell’Ue, con quest’ultima a ribadire, allo stesso tempo, un concetto fondamentale, cioè il raggiungimento del pareggio di bilancio con conseguente riduzione del debito. Bruxelles ha accolto con favore anche le misure di intervento sui lavoratori della Capitale, promuovendo l’impegno alla riduzione delle tasse sui salari minimi con il taglio della spesa. Il Fondo Monetario Internazionale, invece, è molto più austero nelle sue dichiarazioni, con una linea di giudizio che però rimane la medesima: “il piano Renzi si muove nella direzione da noi indicata”.
“Inizi a pagare chi non ha mai pagato”, ha detto Renzi, parole che suonano ormai come un ritornello, tanto che questi le ha ripetute in tutte le occasioni possibili: davanti ai giornalisti, oppure su twitter, dove non ha mancato di scriverlo di buon mattino. Ancora su di giri per la conferenza stampa di due giorni fa in cui è stato presentato il Def, l’ex rottamatore, in occasione del Vinitaly ha detto: Mi ha colpito l’atteggiamento delle persone che ci dicono non tornate indietro, non mollate: è la linea del Def, chi non ha mai pagato deve pagare un pò e chi ha sempre pagato è giusto che inizi a riscuotere”.
Tra i “non paganti”, ci sono soprattutto i manager pubblici, i dirigenti, “i mandarini intoccabili”. La sforbiciata agli stipendi dei manager pubblici avrà come primo obiettivo quello di aiutare la classe media, da sempre termometro sullo stato di salute della nostra economia, ma negli ultimi anni inghiottita dalla crisi. Per garantire gli 80 euro previsti nel Def, il Governo è disposto busserà alla porta delle banche. Una soluzione non nuova, ad onor del vero, visto che già il governo Letta ha adottato questa soluzione in passato.
Le banche, attraverso L’Abi, e le assicurazioni, attraverso L’Ania, sono già sul piede di guerra: in quanto quotiste di Bankitalia, infatti, entrambi i comparti vedranno tassate le rispettive plusvalenze del 20% che deriveranno dalla rivalutazione delle quote di Via Nazionale e le preoccupazioni da parte dei sindacati, Fabi soprattutto, temono la ricaduta di questa scelta sui lavoratori del settore.
Renzi però non se ne preoccupa e restituisce al mittente, ai “gufi” come li ha definiti lui, lo scetticismo sugli interventi contenuti ancora nel Def. Tra l’altro, ci sarà anche un intervento a favore degli incapienti, la fascia sotto gli 8 mila euro l’anno, che non usufruendo delle agevolazioni irpef, sarebbero esclusi dalla manovra relativo al taglio del cuneo. Un intervento che il responsabile economico del Pd Filippo Taddei ha definito “aggiuntivo”; rispetto ai 6,7 miliardi previsti per il 2014 a fronte degli 80 euro in più previsti per i lavoratori dipendenti.
Per coloro che non superano la soglia degli 8 mila euro sono state considerate due possibilità di intervento: attraverso un bonus elargito direttamente dall’Inps, oppure chiedendo al datore di lavoro di anticipare la somma con quest’ultimo che avanzerebbe un credito d’imposta di pari entità.
A prescindere da quale sarà il tipo di intervento, la Cgil, spesso critica, stavolta sembra invece ben disposta: “Ci verrebbe quasi da dire che se non c’è la concertazione ma c’è così tanta attenzione alle nostre rivendicazioni, possiamo essere tranquilli”, dice Susanna Camusso. Meno propositivo Raffaele Bonanni, che rinfaccia come nel documento manchino le linee guida per lo sviluppo del Paese. Carmelo Brbagallo, al contrario, punta dritto a lavoro e pensioni.
Positiva nelle sue dichiarazioni Confindustria, con un plauso all’accelerazione riformatrice dettata nel Def, anche se forse il taglio all’Irap poteva essere più consistente. Duro al contrario Brunetto, convinto che il Def vada nella direzione sbagliata. “Non dirò pià Fassina chi, lo sa”, la risposta ironica del premier. Critico anche Giulio Tremonti: “I soldi promessi sono strutturali, le entrate non lo sono”. Poi la chiosa sulla dichiarazione di Renzi che ha dichiarato di aver acquistato il libro dell’ex ministro dell’economia: “Il mio libro? lo legga tutto”.
Roma, 10 aprile