E’ polemica nella Capitale per lo stop al centro Audiomedical in via Pian di Scò in zona Prati Fiscali all’assistenza ai bambini autistici senza preavviso. Da quasi un mese ormai 283 piccoli pazienti, da 20 mesi a 13 anni, sono rimasti senza terapia.
La struttura, specializzata nella diagnosi e nel trattamento dei disturbi del linguaggio e dell’apprendimento, ha dovuto chiudere l’attività dopo un fax ricevuto dalla Asl Rm A arrivato il 7 aprile scorso. La motivazione? La mancata agibilità e la conseguente cessazione dei pagamenti. A riportare la notizia stamane Leggo, che racconta l’accaduto. Secondo il quotidiano, la struttura non è mai passata dall’accreditamento provvisorio con il servizio sanitario a quello definitivo e alla fine circa 60 operatori sono finiti in cassa integrazione, con le 230 prestazioni offerte al giorno a centinaia di bambini non più erogabili.
“Sospendere una terapia logopedistica – spiega Alessia Zonta una delle mamme coinvolte che si fa portavoce del forte disagio che vivono i bambini a Leggo – spesso significa vanificarne i risultati raggiunti finora. Soprattutto se si lascia trascorrere troppo tempo. Quanto dobbiamo aspettare ancora? I nostri figli sono fermi da un mese ormai e nessuno ci dice quando e dove riprenderanno la terapia. La Asl Rm A avrebbe dovuto pensare a ricollocarli prima di chiudere il Centro: l’azienda sanitaria dovrebbe sapere che la continuità terapeutica è fondamentale, senza contare i bimbi sotto terapia farmacologica. Saremo costretti a rivolgerci alle costose strutture private”.
E ora è pronto il ricorso al Tar contro la Asl Rm A, mentre ad intervenire è stata anche la Regione Lazio, che in una nota ha chiesto “di trovare quanto prima una sistemazione adeguata ai 283 bambini, in attesa che il Centro riapra in sicurezza. Sono in corso incontri mirati alla risoluzione del problema, in tempi brevi. Il Centro comunque sapeva del rischio di chiusura, da mesi riceveva infatti solleciti dalla Asl Rm A per mettersi in regola con l’accreditamento”.
E a manifestare è anche Sabrina Paravicini, attrice e autrice in prima linea per l’assistenza all’autismo, che dalle pagine del quotidiano lancia l’appello: “I bambini in terapia non possono permettersi di restare fermi troppi mesi: cambiare struttura significherebbe lasciar passare troppo tempo. Purtroppo a Roma le liste d’attesa sono infinite: dagli 11 ai 15 mesi. Per un bambino, soprattutto sotto i 6 anni si tratta di un tempo lunghissimo in cui potrebbe raccogliere ottimi miglioramenti o, al contrario, serie regressioni”. E le famiglie ora dovranno ricorrere ai privati. “È assurdo: per un bimbo che necessità di 4 sedute a settimana, la spesa può superare 600 euro al mese. Le famiglie sono in sofferenza, perché dover pagare per un’assistenza prevista dal servizio sanitario nazionale?”.
Roma, 30 aprile