Alla fine quella che era la richiesta “normale” dell’utente medio della strada, pendolare ed abbonato Atac, pare sia giunta anche ai piani alti della municipalizzata romana. Una soluzione piuttosto ragionevole: in tempo di tagli di corse per mancanza di personale usare gli amministrativi per spostarli sulla strada.
La cura dimagrante dell’Atac prevede lo spostamento di 323 dipendenti, dalle scrivanie ai bus. E chi non accetta? Verrà licenziato, come viene ricordato ai dipendenti in una lettera citando le norme in materia di cassa integrazione, mobilità e disoccupazione.
«Le lettere parlano di mobilità di 323 dipendenti. Troveremo sicuramente il modo di confrontarci», spiegano Marco Capparelli della Cgil e Gianluca Donati della Cisl. Rassicuranti, secondo i sindacati, le dichiarazioni di Improta, che ha garantito: «non voglio licenziare nessuno». Non solo. «Ho bisogno di maggiore controllo sui bus e vigilanza nelle stazioni della metro – ha aggiunto l’assessore – All’azienda conviene che queste persone possano svolgere attività diverse dal mero lavoro amministrativo. Il decreto Salva Roma prefigura anche una mobilità interaziendale, cioè che da Atac possono essere integrati in altre aziende. Io mi accontenterei che queste persone accettassero di cambiare lavoro rimanendo in Atac».
Secondo indiscrezioni riportate dal Messaggero e che provengono dai corridoi del Campidoglio ci sarebbe anche la volontà di tagliare almeno la metà dei dirigenti rimasti, altri 40, che nelle prossime settimane saranno contattati per monetizzare il loro addio all’azienda.
Roma, 11 aprile