Quattro trans denunciano medici dell’equipe dell’ospedale Umberto I di Roma. Sarebbero state sottoposte a 4 interventi chirurgici di carattere sperimentale. Da quanto emerge dalle carte dell’inchiesta sarebbero state delle cavie, a loro dire inconsapevoli, di una nuova tecnica applicata alle operazioni di cambio di sesso, da uomo a donna. E come se non bastasse, nel gennaio scorso, sulla rivista scientifica, Plastic and Reconstructive Surgery, gli stessi medici dell’equipe dell’Umberto I, che hanno operato le pazienti, scrivono del carattere sperimentale della tecnica operatoria praticata.
Alla denuncia è seguita l’indagine della procura di Roma che ipotizza il reato delle lesioni personali dolose, ad oggi contro ignoti. Si sono sentite prese in giro le quattro trans che per loro stessa ammissione si trovano, ad oggi, in “una sorta di limbo” poiché non hanno più un organo sessuale definito. Quattro trans che si erano sottoposte all’intervento, da uomo a donna tra il 2011 e il 2013, al policlinico Umberto I. Adesso anche la magistratura vuole andare fino in fondo.
«Non sapevamo di essere cavie» hanno spiegato i pazienti nel presentare la querela lo scorso febbraio. «Non sapevano infatti – ritengono le trans – di essere state tra le prime a doversi sottoporre ad una nuova tecnica sperimentale che prevede per ricostruire la neovagina – si legge nella querela – l’utilizzo del tessuto dalla bocca». E i risultati dell’intervento si sono rivelati per nulla soddisfacenti. Operazione in cui nessuno dei pazienti – emerge dalla denuncia – era stato informato di far parte di un progetto sperimentale, con tutti i rischi conseguenti.
Roma, 14 aprile