Secessionisti veneti: “noi siamo prigionieri di guerra”, questo sarebbero pronti a dichiarare i 24 arrestati dello scorso 2 Aprile.
A lanciare il messaggio è proprio il leader Luigi Faccia. Intervenuti i carabinieri per arrestarlo, infatti, il Serenissimo non ha opposto nessuna resistenza, consegnandosi così: «Mi dichiaro prigioniero di guerra».
Gli fa eco il leader dei Forconi veneti Lucio Chiavegato, che dal carcere si dichiara pronto ad ogni sacrificio per il Veneto: «Mi ritengo un prigioniero politico e per questo, fino alla data del mio rilascio, farò lo sciopero della fame e se sarà necessario diventerò il martire per arrivare a un Veneto libero». La moglie Barbara Benini sostiene pienamente il marito: «Lucio sta facendo lo sciopero della fame ad oltranza finché non verrà rimesso in libertà in quanto è illegalmente detenuto nelle carceri dello stato italiano. L’indipendenza del Veneto è per Lucio un valore supremo che intende perseguire con ogni metodo lecito», e aggiunge difendendolo: «Mi sembra incredibile che mio marito debba pagare per colpe o per circostanze che non lo riguardano, quando da sempre lui vuole ottenere l’indipendenza del Veneto per via legale pacifica e democratica. Lucio abbraccia e saluta tutto il suo gruppo di amici che hanno la stessa missione, la famiglia e quanti credono in un Veneto libero».
Si difende anche Flavio Contin, il custode del Tanko:«Non sono un eversore e non ho mai pensato di liberare Venezia con l’uso delle armi».
Anche Riccardo Lovato, accusato di essere investito di un carica militae, nega tutto: «Non so neppure come si faccia a sparare. Non l’ho mai fatto in vita mia e non ho mai pensato di farlo in futuro».
Secondo le indagini, i secessionisti veneti dovevano arrivare in piazza San Marco a Venezia, e tra pistole e cannoni proclamare lo Stato del Veneto e l’indipendenza. Visti i risultati a loro a favore durante il famoso referendum per l’indipendenza, probabilmente le armi non sarebbero servite per opporsi ai cittadini, quindi lo Stato italiano dovrebbe interrogarsi anche sui malesseri che spingono molti veneti a guardare compiaciuti l’iniziativa.
Gli avvocati Luca Pavanetto e Rosa Parenti rassicurano i leader indipendisti veneti: «Non ci sono prove concrete».
Dello stesso parere Luca Azzano Cantarutti, presidente dell’associazione “Veneti indipendenti” e legale di Erika Pizzo, che difende così:«in casa le hanno trovato solo una bandiera di San Marco e una valigetta di appunti presi nel corso di un incontro avvenuto il 2 febbraio con l’ex parlamentare Franco Rocchetta. In quelle carte, però, gli inquirenti troveranno solo note sulla storia del Veneto, perché era di questo che si parlava durante i ritrovi».
Roma, 5 Aprile