Ieri, 14 aprile, a Settecamini, fiaccolata per dire basta al degrado e rivendicare i propri diritti. I movimenti per i citadini sono “stanchi” di una politica che in tutti questi anni ha sempre preso decisioni a discapito di chi la zona la abita e ne deve sopportare tutti i disagi. “Non è questione di razzismo”, dicono in coro molte persone, “il problema è che da noi mancano molti servizi. Stiamo male già noi. Come possiamo accogliere nella nostra comunità altra gente se già per noi è difficile vivere così?”
“Il problema è a monte”, dice un altro manifestante, “la nostra zona è da anni che versa nel degrado più assoluto. Siamo arrivati al punto di non ritorno”.
Queste e altre cento voce hanno gridato ieri per le strade di Settecamini chiedendo la revoca affinché il palazzo di via Largo Chiaro Davanzati cambi la sua destinazione d’uso. “Ultimamente c’è stato un problema elettrico alla scuola elementare, la Nuzzo, e per questo motivo è stata chiusa. I bambini sono costretti a fare lezione in un aula del centro anziani. Potevano utilizzare l’hotel per farne una scuola.
“Io non ho nulla contro quelle persone” (i rifugiati n.d.r), dice un ragazzo “ma da noi manca tutto e il municipio non fa che metterci di fronte a decisioni prese senza che noi ne sappiamo niente. Ci siamo accorti da soli, dall’oggi al domani, cosa stava succedendo. L’Assessore alle Politiche Sociali dice di averci avvertito, ma a noi non è arrivata nessuna comunicazione”.
E ancora, “invece di risolvere i problemi, qui aumentano, ma com’è?”, dice una voce alzandosi dal coro.
Effettivamente, la situazione del quartiere di Settecamini è emblematica: due campi rom attrezzati nelle vicinanze, la fabbrica Basf con le sue emissioni inquinanti, il tratto di via Tiburtina che sembra una piccola Salerno-Reggio Calabria, insomma, tra mille difficoltà, tutto si può dire meno che la zona sia nata sotto una buona stella e che i suoi cittadini sia intolleranti all’integrazione sociale.
“Non stiamo protestando, stiamo chiedendo aiuto”, dice un rappresentante di tutti i comitati coinvolti tra cui quello di Setteville, Case Rosse e Tutti i Cittadini.
Detto questo, a dispetto delle forze dell’ordine intervenute, almeno 200 persone hanno sfilato in modo pacifico, fiaccole alla mano, con partenza da Via Largo Chiaro Davanzati alle 19:30 in punto. Costeggiando la via consolare di via Tiburtina, la manifestazione ha percorso via di Settecamini, via Quintiliolo, via di Casal Bianco, poi di nuovovia di Settecamini, ritornando infine al punto di partenza intorno alle 21:30. Gli agenti della Polizia e i carabinieri mescolati tra la folla senza che si sia reso necessario il loro intervento. Molti naturalmente i ragazzi, in prima linea, ma anche bambini, con le loro voci squillanti a chiedere la “revoca”. Sfilando sotto le case, il capo popolo, con il suo megafono, ha chiesto alle persone rimaste a casa di scendere in strada e di unirsi al corteo. Qualcuno lo ha fatto, altri si sono barricati dietro le finestre. Non ultimo, alcuni dei manifestanti hanno iniziato a citofonare ai campanelli, chiedendo a tutti di unirsi a loro. La partecipazione è stata forte, ma i cori mai volgari o violenti.
“Le persone devono scendere. Non possiamo risolvere da soli un problema che è di tutti”, grida ancora il capo popolo, colonna sonora costante contro il “NO AL DEGRADO”.
Roma, 15 aprile