Nonostante i malumori interni, ieri il consiglio dei ministri ha votato il testo sulla riforma del Senato. Un’ora e mezza di forte tensione, ma poi il voto è arrivato all’unanimità e il premier ha potuto respingere in modo netto qualsiasi no alla riforma, definendoli minoranza conservatrice. Niente è stato cambiato rispetto all’idea iniziale, quindi via i 315 senatori eletti, a favore di 148 rappresentanti delle autonomie locali. Scompaiono le indennità, per un risparmio stimato di un miliardo annuo (compresa l’abolizione delle Provincie). Dopo il voto è apparso di fronte ai giornalisti un Matteo Renzi carichissimo, nonostante i rischi del passaggio in Parlamento. « E’ finito il tempo dei rinvii.- ha dichiarato, affiancato dal ministro Maria Elena Boschi e dal sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio – Non so se ci sarà il lieto fine ma questo è un buon inizio, il governo dice basta con i rinvii, mettiamo in campo il ddl costituzionale che ha una sua forza straordinaria. Sono assolutamente certo -ha concluso- che non ci saranno tra i senatori persone che non colgano la straordinaria opportunità che stiamo vivendo. Sono certo che la stragrande maggioranza dei senatori non potrà scacciare questa speranza. Io sono convinto che non ci sia alternativa». L’obiettivo del premier è approvare, almeno in prima lettura, il testo entro il 25 maggio, data delle elezioni europee. Proprio per rispettare i tempi, Renzi ha imposto una forsennata tabella di marcia: martedì prossimo verrà presentato il documento di economia e finanza ed entro fine aprile dovranno essere stati affrontati i temi della pubblica amministrazione, fisco e riorganizzazione dello Stato.
Roma, 1 aprile