Viktor Orbàn premier nazionalconservatore ha conquistato 134 seggi sui 199 del nuovo Parlamento ungherese. 39 i seggi che sono andati alla ‘Coalizione democratica’ (alleanza di socialisti, sinistre varie, liberal, centristi) e 26 ai neonazisti antisemiti di Jobbik. Fidesz conserverà la maggioranza che aveva conquistato con la sua prima legislatura alle elezioni dell’aprile 2010. Il partito, nato nel 1988, si fa portatore di un’ideologia anticomunista e liberal libertaria. Dopo un’iniziale inclusione dei Democratici, l’inversione di tendenza arriva nel 1994, con il passaggio a posizioni strettamente conservatrici che hanno poi portato alla leadership di Viktor Orbàn.
In vista delle elezioni europee del 25 maggio, anche l’Ungheria sembra dunque essere stretta nella morsa dell’estremismo. Il manifesto del partito di Jobbik si basa su un populismo nazionalista e antiglobalista, che fonde xenofobia, moralismo cristianista conservatore e proposte sociali prese in prestito dalle antiche tradizioni socialiste. Il leader, Gabor Vona, ha promesso un’opposizione dura alla destra liberista ed ha avuto il merito d’intercettare il profondo malessere dei ceti più poveri della popolazione.
L’euroscetticismo dunque ha vinto anche in Ungheria. Di certo Orbàn si è avvantaggiato di una pseudo censura, avviata dal suo stesso governo: niente duello tv con gli sfidanti, niente spot dei partiti nelle tv e radio private o sui giornali, primato al governo nei canali tv pubblici. E ovunque i giganteschi poster col suo volto. Ma l’appoggio del PPE e la risalita economica hanno contribuito alla sua riconferma. Ma i pericoli, come nel resto d’Europa, sono dietro l’angolo: l’estrema destra continua a mostrarsi come l’antidoto all’insoddisfazione sociale e il nazional populismo continua la sua avanzata. E il prossimo appuntamento delle Europee sarà un test chiave per l?Europa, che rischia di virare pericolosamente a destra.
Roma, 7 aprile