Piazza del Popolo questa mattina ha ospitato l’associazione Animalisti Italiani che ha promosso una campagna contro i delfinari. L’associazione ha fatto sentire la propria voce proprio alla vigilia dell’apertura dei delfinari di tutta Italia, (lo Zoomarine, infatti, riaprirà sabato 12 aprile). La campagna di sensibilizzazione “Una vita ridotta così”ha come obiettivo quello di riportare i delfini nel loro habitat naturale. L’associazione è contraria alle condizioni di vita che questi bellissimi mammiferi marini sono costretti a condurre in queste strutture, che definiscono “lager”.
In Italia ci sono cinque delfinari attivi, Genova, Riccione, Fasano, Rimini e Zoomarine di Torvaianica, e il 54% della popolazione è favorevole alla loro apertura. «Circhi e zoo stanno piano piano andando in crisi eppure i delfinari sono ancora pieni di persone. È una situazione ingannevole anche per i bambini. Ai bambini – specifica Alessandro Gatta, attivista dell’Associazione – sembra che questi animali nelle vasche sorridano e invece è solo la conformazione loro della mascella. Loro non sorridono per niente, anzi soffrono. Anche il fatto che non ci sia una vera e propria gabbia può portare a pensare che questi animali vivano in una situazione di benessere».
Nella campagna scelta per quest’anno viene raffigurato un comune tursiope dentro un’ampolla per mostrare quanto sia limitato per questi animali lo spazio a disposizione per nuotare. «Un delfino normalmente nuota fino a 45 km orari e fino a 200 metri di profondità mentre nei parchi acquatici – puntualizza Walter Caporale, presidente Associazione Animalisti Italiani Onlus – sono costretti a nuotare in tondo. Molti si suicidano per stress. In natura un delfino vive 40 anni, nei delfinari solo i più fortunati arrivano a 20 anni. È come se uccidessimo un bambino di 10 anni solo per il nostro divertimento». Lo stress può causare aborti spontanei,comportamenti aggressivi tra due esemplari maschi, l’interruzione volontaria ad alimentarsi o a respirare. Testimonial d’eccezione, che ha partecipato attivamente a questa campagna, è Pier Cortese. Ha scritto delle canzoni per bambini dal titolo “L’ospedale dei pesci”.
A coloro che pensano che sia inutile preoccuparsi delle morti dei delfini quando si vive in un mondo pieno di problemi sociali Alessandra Gatta risponde che: «Il problema etico dell’omicidio è da collegare a una società che sta andando verso l’annullamento di ogni cosa. Se si permette di morire a un delfino allora si permette tutto».
Roma, 11 aprile