Milano 7 maggio 1898: il generale Fiorenzo Bava Beccaris ordina all’esercito di sparare sulla folla che manifesta contro l’aumento del prezzo del pane. La sommossa inizia il 6 maggio ma durerà per altri tre giorni. Questi giorni sono riconoscibili come: “le quattro giornate di Milano”, o “I moti di Milano del maggio 1898”, oppure “rivolta di Milano del 1898”, ma anche “massacro di Bava Beccaris”, e “protesta dello stomaco” come la chiamò Napoleone Colajanni.
Alla base di tutto c’erano delle condizioni di vita difficili, disoccupazione alta e salari bassi. Il malcontento esplose completamente quando il prezzo del pane aumentò, passando da 35 a 60 centesimi al chilo. A fine Aprile in varie città d’Italia già scoppiavano le prime rivolte. Il 6 maggio fu la volta di Milano, un migliaio di dimostranti assaltò la caserma di Questura. Il 7 maggio venne proclamato lo sciopero generale di protesta, la cittadinanza aderì in massa. Furono erette delle barricate a Porta Venezia, Porta Vittoria, Porta Romana, Porta Ticinese e Porta Garibaldi. Il governo preoccupato e convinto che lo sciopero potesse sfociare in una rivoluzione corse ai ripari, decretando per Milano lo stato d’assedio, affidando pieni poteri al generale Fiorenzo Bava Beccaris, che fu così nominato “Regio Commissario Straordinario della Città e Provincia di Milano”. Il generale per riportare l’ordine nella città e domare la sommossa di almeno 30.000 dimostranti, ordinò all’esercito di sparare sulla folla. Fu l’inizio di una strage, al quale seguirono il giorno dopo, addirittura colpi di cannone.
Quante furono le vittime è un dato imprecisato: la Prefettura ne accertò 88, mentre il cronista e politico repubblicano Paolo Valera ne contò almeno 118, per alcuni testimoni 300, i giornali d’opposizione esagerarono fino a 800. Il generale Bava Beccaris fu soprannominato “il macellaio di Milano” dall’opinione pubblica, invece il capo del governo Antonio di Rudinì gli telegrafò: «Ella ha reso un grande servigio al Re e alla patria». Il generale fu premiato con la croce di Grande Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia, con i conseguenti complimenti e ringraziamenti da parte del Re Umberto I.
Tutte queste onorificenze inasprì molti animi. Due anni dopo il Re fu assassinato da un certo Gaetano Bresci, che dichiarò di averlo fatto per vendicare i morti delle quattro giornate e l’offesa per la decorazione conferita a Bava Beccaris. Il generale definì il regicida: «un folle che meriterebbe di subire lo squartamento».
Roma, 7 maggio