Un nuovo caso nell’inchiesta baby squillo: tre minorenni si prostituivano per droga. A Ladispoli le tre ragazzine si prostituivano sui marciapiedi, in cerca di uomini, per vendersi anche per droga. Del caso è a conoscenza il tribunale dei Minori, la Procura di Roma avrebbe aperto un fascicolo al momento contro ignoti, l’indagine è affidata ai carabinieri di Ladispoli. Gli investigatori, probabilmente sono ad una svolta nell’inchiesta baby squillo, avrebbero tra le mani una lista dei clienti più o meno abituali delle ragazzine e sarebbero sulle tracce di un’organizzazione dedita all’induzione e allo sfruttamento della prostituzione minorile oltre che allo spaccio di sostanze stupefacenti, in un territorio vasto, tra Ladispoli, Cerveteri, Campo di Mare e Civitavecchia.
Le baby squillo di Ladispoli spiegano perché l’hanno fatto e forse continuano a farlo: “Non ho i soldi per andare in discoteca”, “Non ho la paghetta”, “Non posso comprare il cellulare”, proseguono, “Tanto, chi se ne frega!”, come se quello che facessero per loro fosse una cosa normale. A volte bastava la ricarica per il cellulare o un po’ di droga, a volte chiedevano soldi, mai più di qualche decina di euro. queste tre amiche, tra i 15 e 16 anni, per mesi sul marciapiede in cerca di uomini a cui vendersi per poco più di niente.
L’inchiesta si è aperta nell’autunno scorso e non è detto che sia finito. A far partire l’indagine è la mamma di una delle tre ragazzine, preoccupata per i comportamenti della figlia e degli orari sregolati che aveva. Finché un giorno la giovane scompare, ma qualcosa già si sospettava, erano stati i servizi sociali a segnalare alle forze dell’ordine e al sindaco di Ladispoli Crescenzo Paliotta “Comportamenti ad alto rischio tra minori che utilizzano il proprio corpo in cambio di soldi, ricariche telefoniche, droghe”. L’allarme delle assistenti sociali era scattato in seguito ad alcune segnalazioni di un istituto scolastico.
Infatti le tre baby squillo si sono conosciute a scuola, ma due di loro l’hanno già lasciata, il problema di base, però, risiede all’interno delle loro famiglie, dove vivono situazioni drammatiche, addirittura una di loro neanche ce l’ha, vive in una casa famiglia da cinque anni. Diventano amiche e dividono pomeriggi vuoti a raccontarsi quello che non hanno e non possono nemmeno chiedere, tanto soldi in casa non ce ne sono, e nemmeno parole. Cominciano con internet, su Facebook hanno profili con nomi d’arte, foto e frasi che suonano anche come richieste d’aiuto. Queste baby squillo, però, a differenza di quelle dei Parioli, non hanno vestiti griffati, e non si trovano negli appartamenti, ma sui marciapiedi.
Roma, 10 maggio