Con la conferma del lodo Malagrotta, l’Ama sarà costretta a pagare alla Colari di Cerroni 80 milioni di euro. L’azienda deve riconoscere i maggiori costi derivati dal prolungamento della gestione post mortem della discarica. Lo ha deciso la Corte d’Appello il 22 aprile. Confermato dunque quanto stabilito dall’arbitrato l’8 febbraio del 2012. Ad Ama spettano secondo quanto disposto dalla prima sezione civile presieduta da Lucio Bonicchio anche il pagamento delle spese legali, per un ammontare complessivo di circa 100 mila euro. L’impugnazione del Lodo da parte della municipalizzata, quindi, non ha ottenuto l’effetto sperato. La maggior parte dei soldi saranno destinati alla gestione trentennale delle discarica di Malagrotta chiusa lo scorso settembre.
Diversi i punti contestati dall’Ama in occasione dell’arbitrato. Uno fra tutti la carenza di legittimazione ad Colari se non per tutte, almeno per alcune delle richieste fatte in sede di arbitrato; come dichiarare l’incompetenza del collegio arbitrale e di considerare non ammissibili le domande del Colari e di, come si legge nella sentenza, “rigettare le domande del Colari per intervenuta compensazione tra gli importi che risultassero dovuti al Colari e il maggior credito maturato o maturando di Ama a titolo di oneri per la gestione post operativa trentennale della discarica, versati al Colari in misura eccedente i maggiori oneri da esso lamentati”.
Nello specifico, per Ama il prolungamento della durata per la gestione post mortem della discarica ha creato un credito per l’azienda, secondo il quale la Corte avrebbe dovuto “accertare gli importi corrisposti, anche in conseguenza del prolungamento della gestione della discarica da Ama al Colari, in eccesso rispetto a quanto effettivamente dovuto per la gestione post operativa della discarica trentennale di Malagrotta, che si quantificano finora in un importo non inferiore a 15.937.875 euro al 31 dicembre 2010, oltre a successivi importi maturati e maturandi e, per l’effetto, condannare la controparte a restituire ad Ama detti importi o la maggior somma che dovesse risultare dovuta, oltre interessi”.
Purtroppo per Ama, i giudici hanno rigettato le motivazioni avanzate dall’azienda in quanto questa aveva chiesto una rivalutazione in merito di quanto stabilito nell’arbitrato, quando invece l’appello può esprimersi solo su determinati vizi procedurali avutosi in sede di arbitrato.
L’Ama, quindi, dovrà pagare alla Colari circa 80 milioni di euro. Di cui oltre 75 (76.391.533,29 oltre che gli interessi) andranno a titolo di rimborso dei maggiori oneri legati all’obbligo per l’azienda di Cerroni della messa in sicurezza della discarica di Malagrotta per almeno 30 anni anziché per 10. A questi, si aggiunge 1.133.115,49 (oltre che gli interessi) relative all’aumento delle ore lavorative notturne e 847.067,91 (fra interessi e rivalutazioni) relativi all’ordinanza del 2 marzo 1999, emanata dal sindaco di allora Francesco Rutelli, che imponeva la lavorazione dei rifiuti anche nei giorni festivi.
Se l’Ama non dovesse rinunciare al ricorso in Cassazione, e le venisse riconosciuto quanto richiesto in fase di arbitrato alla Corte d’Appello, sarà il Comune di Roma capitale a dover pagare gli 80 milioni. Il Comune infatti attraverso una lettera di manleva dell’allora assessore al Bilancio, Marco Causi, sollevò Ama da qualunque tipo di onere in capo a questo arbitrato.
L’assessore ai Rifiuti Estella Marino ha così commentato all’agenzia Dire: “Sto aspettando di vedere le carte per capire il da farsi. Non sono completamente convinta della cosa. Certo, non è una notizia positiva e non posso dire di essere contenta di questo esito. Voglio capire come Ama è andata avanti nel suo percorso difensivo”. Poi aggiunge: “La sentenza non entra nel merito della questione ma fa una serie di rilievi ad Ama sul percorso difensivo compiuto e se le scelte adottate sono state giuste o meno”.
Roma, 2 maggio