Uno spettacolo indecente quello offerto dal calcio ieri sera. Non solo per gli scontri fuori dallo stadio, per l’episodio del colpo di pistola sparato contro un tifoso napoletano, ma anche per il comportamento dei tifosi all’interno dello stadio. Un remake di quanto visto nel derby della Capitale del 2004, quando una notizia falsa su un presunto investimento di un bambino da parte delle forze dell’Ordine portò all’annullamento della partita dopo una lunga trattativa con gli ultrà e il caos all’uscita.
Ieri di nuovo le stesse immagini, i tifosi del Napoli che scagliano petardi e fumogeni, poi la trattativa con le forze dell’ordine. Neanche la mediazione del capitano Hamsik riesce, poi, dopo le rassicurazioni, l’ok dato da uno dei capi: “Va bene, la partita si gioca ma i tifosi delle rispettive squadre rimarranno in silenzio”. Questo l’ok di Genny ‘a Carogna, che ha fatto discutere non solo la stampa ma anche le gente comune sui social. Prima la polemica sulla maglia con la scritta “Speziale libero”, il ragazzo condannato per l’omicidio del poliziotto Raciti dopo il caos del derby Catania-Palermo del 2 febbraio 2007. Ma soprattutto inspiegabile è il perché della trattativa. Se poi si viene a conoscenza di chi è il protagonista dell’ok, è ancora più caos: Gennaro De Tommaso, capo dei Mastiffs, uno dei più noti gruppi ultrà del Napoli, figlio di un camorrista affiliato al clan Misso. È detto, appunto, Genny ‘a carogna, e in passato è stato oggetto di Daspo, il divieto di assistere a manifestazioni sportive. Una polemica che certamente continuerà (giustamente) a lungo.
Roma, 4 maggio