“Fu un’esecuzione”, queste le parole del pm sul delitto di Maurizio Alletto, il tifoso 31 enne della Lazio ucciso il 12 giugno scorso a San Basilio in seguito ad una lite. Secondo la Procura, l’omicidio fu una vera e propria esecuzione: l’assassino puntò la pistola alla tempia del ragazzo e fece fuoco. Nel capo di imputazione, il pm ha anche aggiunto l’aggravante del futile motivo quando ieri ha chiesto ed ottenuto il rinvio a giudizio dei quattro indagati coinvolti nel delitto: a partire dalla guardia giurata che ha sparato, Luciano Coppi, 40 anni, che il 7 luglio sarà processato in Corte di Assise con l’accusa di omicidio volontario. Sul banco degli imputati finiranno poi anche il figlio Moreno, 18 anni e Angelo e Lorenzo Izzo, rispettivamente 56 e 29 anni, padre e figlio e amici della vittima, accusati invece di rissa aggravata. Per tutti e quattro è stato respinto il rito abbreviato. Il gip Valerio Savio, quindi, ha condiviso la ricostruzione della dinamica proposta dal pm Alberto Pioletti, non credendo alle tesi del vigilantes, che ha affermato di aver sparato ad Alletto con la pistola d’ordinanza solo per legittima difesa dopo aver visto l’ultrà avventarsi con un coltello verso il figlio Moreno. I giudici del Riesame, nel respingere l’attenuante,del resto, ne avevano sottolineato «l’indole violenta e una totale incapacità di autocontrollo e di rispetto per la vita umana».
La tragedia fu la conseguenza di uno scontro verbale: Luciano Coppi stava attraversando la strada col figlio quando l’auto guidata dal padre di Alletto li sfiora. Ne nasce uno scamnio di invettive, finché nel quartiere non inizia a circolare la voce che qualcuno aveva schiaffeggiato il padre del 31 enne. Nel frattempo Maurizio Alletto, immediatamente informato, si mette a caccia dei due Coppi, accompagnato dagli Izzo. Luciano Coppi, consapevole della piega degli eventi, va a prendere la pistola a casa. Ne scaturisce una rissa violenta e Maurizio Alletto ferisce Moreno Coppi. A quel punto, il vigilantes spara. «Ma il ragazzo non ha partecipato alla rissa. Anzi ha rischiato di essere ucciso», ha detto l’avvocato Mauro Marconi difensore dei Coppi. Di sicuro il diciottenne non avrebbe voluto che il padre sparasse, ha anche bestemmiato. «Papà, ma porco…che hai fatto, l’hai ammazzato?»
Roma, 8 maggio
14 Ottobre 2016 @ 17:41
Il morto ha piu volte accoltellato padre e figlio