Raggiante Alessandro Florenzi ieri alla presentazione della nuova maglia. E alla Gazzetta dello Sport parla della stagione passa e del futuro con i giallorossi: “Una squalifica e 37 presenze, 6 gol, 8 assist. Soprattutto, prestazioni che credo siano tornate utili alla squadra. Merito mio e anche degli altri, dei compagni. Il gol più bello? La rovesciata contro il Genoa. Sì, ma se avessimo perso non sarebbe rimasto che un bel gesto inutile. Per me l’immagine dell’anno è il gol al Torino. Un’emozione che non dimenticherò. Sono andato a controllare: ho segnato sempre sotto la Curva Nord oppure in trasferta. Era un anno e mezzo che progettavo di correre sotto la Sud, verso i tifosi di sempre, e non mi riusciva”.
Un problema rimane quello della sua durata, ma quest’anno spera di cambiare passo anche su questo aspetto: “Per un mese ho disputato forse dieci minuti a partita. Lo ha deciso l’allenatore. Fosse stato per me non ne avrei giocati neppure cinque di minuti. Garcia lo ha capito. In quel mese mi sono rimesso in forma e sono tornate le prestazioni. Siamo tanti, siamo bravi. Molto bravi. E davanti addirittura bravissimi. Il bene della squadra per me viene prima di tutto. Nella stagione scorsa le mie partite finivano al 60’. Adesso almeno arrivo al 75’. Il prossimo anno vado dritto fino al 90’ e siamo a posto. In tre anni risolvo la pratica e ho un difetto in meno. Fuor di battuta: trovo difficoltà a gestirmi e non sono neppure sicuro di doverlo fare sempre. Talvolta sono meglio venti minuti sparati con un gol e un assist, altre volte contro avversari come la Juventus non puoi mai sederti e allora conviene distribuire le forze”.
Peccato per la mancata chiamata di Prandelli per il Mondiale: “Giocare un Mondiale è il sogno che coltivo sin da bambino. Questa volta non accadrà. Scelte del selezionatore che rispetto. Ci sono andato vicino, sono sempre stato nel gruppo. Non è andata, punto e basta. Auguro il meglio all’Italia e spero che arrivi in fondo. Che cosa mi ha detto Prandelli? Niente, che cosa doveva dirmi? Non mi ha chiamato nessuno. E’ un peccato, ma devo ammettere che se il ct avesse parlato con me avrebbe dovuto parlare con altre quaranta persone. Non posso pretenderlo”.
Meglio pensare al futuro in giallorosso e alla Champions: “Fantastico. Ho due ricordi, uno triste e uno felice. Parto dall’11 marzo 2009, Roma-Arsenal. Compivo 18 anni. Stavo in Tribuna Monte Mario. Roma fuori ai rigori, il più brutto compleanno della mia vita. E poi ricordo la musichetta che parte, i ragazzini che tolgono il telone pubblicitario dal campo. Io ero tra loro. Vedevo Totti e De Rossi e m’immaginavo di giocare in coppa con loro. Beh, eccomi qua. Con la maglia nuova, il marchio della Nike sul petto. E’ un segnale importante. Significa che la Roma si sta guadagnando il rispetto del mondo, com’è giusto”. E sullo scudetto dice: “Vale un mucchio anche quello. Vediamo un po’, quanto varrebbe per uno come Florenzi? Facciamo la metà del mio conto in banca. Non è che ci sia molto, ancora, ma qualcosa sì. E’ un cambio che sarei pronto a sostenere. Esagerare? No. Con metà ci vivo, con l’altra metà ci vinco lo scudetto. Un buon affare. Sostenere che possiedo poco sarebbe un’offesa nei confronti di chi fa un mestiere normale. E spero che quel poco aumenti con il passare della carriera. Dai, uno scudetto con la Roma qualcosa vale”.
Roma, 29 maggio