L’antitrust vuole vederci chiaro su quelle app che apparentemente sembrano gratuite, ma che poi richiedono acquisti successivi per continuare ad usarle. Nel mirino le filiali europee di Google, i Tunes, Amazon e Gamelot, la società che sviluppa game scaricabili da internet. Si vuole capire se gli acquisti successivi a cui sono praticamente obbligati gli utenti non costituisca una “truffa” in quanto le app vengono spacciate per gratuite e l’utente non viene avvisato preventivamente dei costi successivi né delle modalità di attivazione.
Già nel 2008 queste grandi società erano state multate per la vendita di suonerie che si trasformavano in abbonamenti costosi e difficili da disdire.
Negli Stati Uniti, per un caso analogo, la Apple è stata indagata ed è uscita dal patteggiamento con l’antitrust con una multa di 32.5 milioni di dollari.
Infatti secondo il garante «sussisterebbero carenze informative circa gli strumenti per escludere o limitare la possibilità di acquisti all’interno dell’App e le relative modalità di attivazione».
Roma, 17 maggio