E’ tarda serata quando l’autobus mi lascia su Via Laurentina, all’altezza del mega quartiere denominato Fonte Laurentina, non lontano da un grosso supermercato. La puzza acre di gomma bruciata nell’aria, alle mie spalle una nube nera si confonde con l’oscurità della notte.
Da tempo i residenti della zona denunciano questo fenomeno di inquinamento ambientale, una sorta di “Terra dei Fuochi” su via Laurentina con tanto di roghi tossici. Un fenomeno non isolato invero ma che coinvolge altri quartieri di Roma. Un fenomeno che al momento si basa sulle ipotesi dei cittadini e dei residenti che vivono nella zona: i senza fissa dimora che vivono alle spalle del supermercato, in un’area privata destinata a nuove edificazioni, bruciano quanto ricopre prodotti di rame per ricavarne il prezioso metallo che rivendono.
La zona in realtà, secondo quanto riferiscono gli abitanti, era stata recintata e chiusa circa un anno fa proprio a seguito delle denunce sui roghi, ma a quanto pare la misura non è servita a molto. La scorsa estate anche un automobile fu bruciata proprio all’inizio della porzione di campo che dalla Laureintina conduce verso l’interno, tra la consolare e l’area dove sorge il quartiere Papillo.
Molti, proprio sulla pagina Facebook del quartiere, denunciano il fatto che la scorsa estate abbiano dovuto trascorrere gran parte delle notti con le finestre chiuse proprio percchè l’aria era irrespirabile e temono si replichi, come è successo qualche sera fa, anche quest’anno.
Il fenomeno, dicevo, non è esclusivo del quartiere a Sud di Roma, visto che anche a Ponte di Nona i cittadini nei mesi scorsi avevano denunciato alle autorità e alla stampa l’esistenza di aree adibite illegalmente a questa pratica.
Roma, 9 maggio