Appartamenti di pregio e locali commerciali, a Roma, Montalcino e Buonconvento, nel senese, intestati a “teste di legno”, sono stati sequestrati al faccendiere romano Paolo Oliverio, arrestato per la maxitruffa all’Ordine dei Camilliani e il sequestro di persona organizzato per pilotare la nomina di padre Renato Salvatore al vertice dell’ordine religioso. L’operazione, chiamata “Codice da Vinci” è l’epilogo delle indagini, coordinate da Direzione distrettuale antimafia, dalla Procura e dal Gico della capitale, che avevano portato all’esecuzione, nei confronti dell’uomo, di due ordinanze di custodia: la prima a novembre 2013 per il sequestro di persona, la seconda a gennaio di quest’anno per un episodio di corruzione di pubblici ufficiali.
I beni sequestrati, secondo il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, costituiscono il presunto reinvestimento delle somme indebitamente sottratte all’Ordine dei ministri degli infermi religiosi Camilliani. Oliverio, rispetto ai 10 milioni di euro mancanti all’appello dalle casse dei Camilliani, ha già ammesso di essersi appropriato, ai danni soprattutto dell’ospedale di Santa Maria della Pietà di Casoria, di 3 milioni di euro, parte dei quali (1,6 milioni di euro) destinata all’acquisto di prestigiosi immobili nella capitale e in Toscana.
Dalle indagini è emerso che i rimborsi che il Servizio sanitario nazionale versava nelle casse dell’ospedale campano venivano girate su alcuni conti correnti e, da lì, affluivano a società riconducibili a Oliverio. È proprio grazie al monitoraggio di questi flussi che le Fiamme gialle del Nucleo di polizia tributaria hanno individuato i quattro immobili sequestrati, tutti intestati fittiziamente a società con “teste di legno”. Degna di rilievo è la presenza, tra le società utilizzate per schermare l’acquisto degli immobili, di una persona giuridica rappresentata dalla figlia di Lorenzo Borgogni, ex direttore centrale delle relazioni esterne di Finmeccanica, colpito da provvedimento restrittivo lo scorso marzo nell’ambito di un’inchiesta della procura di Napoli.
Nel corso delle indagini, i militari si sono imbattuti anche in un contratto preliminare, stipulato tra Oliverio, in rappresentanza di una sua società, e Carolina Lucarini, moglie di Ernesto Diotallevi, considerato uno dei capi storici della banda della Magliana, che riguarda la compravendita di un locale commerciale in via Vittoria, sempre a Roma, sequestrato a novembre nel corso dell’operazione “Trent’anni”, assieme ad altri beni mobili ed immobili riconducibili a Diotallevi e a suoi familiari.
Roma, 12 maggio