Continuano ad aggravarsi la stima dei morti e dei danni nei Balcani, colpiti da incessanti piogge e devastanti inondazioni. Si contano fino ad ora 45 morti, ma le autorità temono che le acque ritirandosi restituiscano altri cadaveri.
Nazioni in ginocchio, con danni incalcolabili per le infrastrutture, il patrimonio artistico e l’agricoltura e oltre 20 mila sfollati rifugiatisi nei centri di raccolta organizzati in hotel e palestre. Le piogge, che si rovesciano sulla zona da giorni, hanno sommerso intere regioni della Serbia Centrale e Occidentale; i danni maggiori si registrano vicino a Belgrado, a Obrenovac e a Baric, sulla Sava. Preoccupazione per la centrale termica Nikola Tesla che produce il 50% dell’elettricità di tutta la Serbia. A Beijelijna, nel nord del Paese è in corso l’evacuazioni di diversi villaggi. Situazione molto critica anche in Bosnia, a Brod, a Bosanki Samac e a Banja Luka dove sono stati travolti e distrutti dalla piena del Vrbas anche quattro ponti e sono stati sommersi centinaia di edifici.
A Modrica sono arrivati i soccorsi dalla vicina Croazia, dove le inondazioni almeno fino ad ora, non hanno fatto vittime. Rafforzando la macchina dei soccorsi per cui si è mobilitato tutto il Paese, con forze armate e volontari arrivati da ogni parte della Serbia. Dalla Russia sono arrivati 3 aerei con squadre di soccorso e generi di prima necessità. Annunciati aiuti anche dall’Italia: da Roma arriveranno mezzi e soccorsi per circa 200 mila euro alla Serbia e 100 mila dollari alla Bosnia. Il premier serbo Aleksander Vucic ha annullato il viaggio in Austria per recarsi personalmente nelle zone alluvionate.
Roma, 19 maggio