Papa Francesco non smette di stupire e durante il suo viaggio in Israele compie l’ennesimo gesto forte del suo Pontificato, fermandosi a pregare a sorpresa al muro israeliano di cemento armato che ogni giorno impedisce a tanti palestinesi di varcare liberamente il confine per recarsi a Gerusalemme. La decisione durante il tragitto verso Betlemme, quando ha fatto fermare la jeep e per qualche minuto sotto quella barriera invalicabile ha pregato in silenzio.
Poco prima la visita al presidente palestinese Abbas, dove ha ribadito la necessità di trovare una soluzione: “E’ giunto il momento di avere il coraggio della generosità e della creatività a servizio del bene di tutti”. Il presidente Abbas ha sostenuto l’ipotesi diplomatica che da tempo porta avanti la Santa Sede: Gerusalemme diventi la capitale delle tre religioni monoteiste.
Poi l’ennesimo richiamo del Papa ai politici durante la messa: “Offro la mia casa del Vaticano per questo incontro di preghiera. In questo luogo, dove è nato il Principe della pace, desidero rivolgere un invito a Lei, Signor Presidente Mahmoud Abbas, e al Signor Presidente Shimon Peres, ad elevare insieme con me un’intensa preghiera invocando da Dio il dono della pace. Offro la mia casa in Vaticano per ospitare questo incontro di preghiera. Tutti desideriamo la pace; tante persone la costruiscono ogni giorno con piccoli gesti; molti soffrono e sopportano pazientemente la fatica di tanti tentativi per costruirla. E tutti, specialmente coloro che sono posti al servizio dei propri popoli, abbiamo il dovere di farci strumenti e costruttori di pace, prima di tutto nella preghiera. Costruire la pace è difficile, ma vivere senza pace è un tormento. Tutti gli uomini e le donne di questa Terra e del mondo intero ci chiedono di portare davanti a Dio la loro ardente aspirazione alla pace”.
Roma, 25 maggio