Annotava sul calendario le punizioni che infliggeva ai figliastri un sessantenne romano, Dario B. I due ragazzi, un maschio e una femmina di 10 e 12 anni, figli della compagna del 60enne, erano spesso obbligati a rimanere immobili per ore al buio e costretti a leccare la loro pipì se non riuscivano a trattenerla. Non potevano comunicare tra di loro né accendere la tv. Inoltre giornalmente erano obbligati a un controllo delle feci per “bilanciare” l’alimentazione.
Il capo di imputazione redatto dal Pm Francesco Saveri Scavo non lascia dubbi sulla natura dell’orco. Si parla di :«pugni, schiaffi e calci in ogni parte del corpo laddove i ragazzi non si attenessero alle prescrizioni imposte». In una ricostruzione dell’accusa, si racconta come abbia obbligato il maschietto:« dopo averlo svegliato di notte e dopo avergli detto che voleva picchiarlo perché teneva la testa sotto le coperte, a leccare con la lingua per sei o sette volte la sua urina fuoriuscita per il timore ingenerato dal violento atteggiamento del patrigno».
Ma l’orrore non finisce qui: «approfittando delle occasioni in cui la madre si assentava da casa per motivi di lavoro» avrebbe molestato la femminuccia. Da qui l’accusa di violenza sessuale.
L’avvocato Cristina Cerrato, dopo la denuncia fatta dalla professoressa di Inglese dei due ragazzi, è riuscita a dimostrare che le prevaricazioni e gli abusi erano sistematici, e il presidente del Collegio Cristina Risso, accogliendo le richieste del pm Mario Dovinola, ha condannato l’uomo a 5 anni di carcere senza benefici.
Roma, 19 maggio