Futuro nero per il centro sportivo Maximo Green situato all’interno di un Punto Verde Qualità di via di Casal Boccone. Contratti prorogati di tre mesi in tre mesi, scadenze e rinnovi con il taglio delle ore, ad aprile per qualcuno è arrivato addirittura il licenziamento salvo poi il successivo reintegro con orario più che ridotto. Attività sportive a rischio, corsi portati avanti solo grazie alla buona volontà degli istruttori ed una struttura che sembra essere spinta verso la chiusura forzata.
Oltre a questo si aggiunge la sicurezza inesistente da una certa ora in poi e le 5 incursioni in poche settimane la dicono lunga sui sistemi di allarme e sorveglianza; il thermarium, vero gioiello della struttura e unico nel territorio, è chiuso ormai da mesi così come gli abbonamenti e i rinnovi, che spingono chi non ha sottoscritto la tessera per un anno intero a cercare un’alternativa provocando un’emorragia di clientela che oltre a rappresentare un danno erariale pesa anche sulla fama del centro e la reputazione dei lavoratori che lì mettono a disposizione tutta la loro professionalità.
A far infuriare i lavoratori è stata una nota della direzione esecutiva dell’Ufficio di Scopo Indirizzo e Coordinamento del Programma Punti Verde di Roma Capitale, nella quale il direttore Giovanni Serra ha annunciato la «sospensione temporanea di tutte le attività sportive e commerciali» del centro sportivo. I dipendenti, così, hanno deciso di rispondere con un sit-in notturno.
«Il centro – si legge nella nota – risulta sprovvisto delle utenze principali: fornitura elettrica Acea, fornitura telefonica e dati Fastweb e fornitura gas Roma Energia. Mancanze che non garantirebbero la sicurezza degli operatori e degli utenti ancorché il normale svolgimento delle attività sportive e commerciali, quest’ultime a dire il vero già inesistenti da tempo».
«Una valutazione tecnica completamente errata – commenta Luciano Mazzà, uno degli istruttori in presidio in un’ illuminatissima sala della Maximo. – La luce c’è, la fornitura del gas ci è stata tolta oggi, il collegamento della linea Fastweb, la cui riattivazione è stata chiesta tre mesi fa, non è essenziale: sono problematiche – sottolinea – alle quali si può ovviare con il buon senso e con qualche doverosa comunicazione ai nostri utenti». Qualcuno afferma anche che «dietro a tutto questo possa esserci una strategia mirata che faccia da apripista all’ennesima speculazione».
I lavoratori non mollano: i corsi sportivi finiscono infatti il 15 giugno mentre tutti gli altri contratti scadono il 31 agosto. «Come poter giustificare una chiusura repentina e avvenuta senza alcuna comunicazione preventiva?» si chiedono un po’ tutti pensando a quanti hanno già pagato per i prossimi mesi.
Nel frattempo gli operatori, oltre a portare avanti le attività anche a titolo gratuito, hanno presentato un piano di salvataggio: «Un prospetto – spiega Mazzà – che farebbe risparmiare 30-40mila euro al mese per le risorse umane». Una gestione affidata ad un’associazione costituita dagli istruttori, «persone che conoscono il mestiere e sanno di cosa parla» – sottolineano dalla Maximo. Un piano per rinascere nel quale il Comune dovrebbe solamente occuparsi delle utenze. Ma all’iniziale interesse da parte della dirigenza è seguito il silenzio che ora rischia di calare sull’intera struttura.
Non è servito a nulla l’atto per la tutela della Maximo Green votato all’unanimità dal Consiglio del Municipio III, così che a Casal Boccone ci si chiede se davvero indirizzi e volontà delle istituzioni di prossimità contino davvero per il Campidoglio.
Roma, 21 maggio