“Ristrutturato e ampliato con soldi giunti nelle casse delle imprese di Anemone a seguito dell’aggiudicazione pilotata degli appalti pubblici gestiti dalle strutture dirette da Angelo Balducci”. Questa la spiegazione dell’accusa riguardo il Salaria Sport Village, sequestrato questa mattina dal Tribunale di Roma dopo le indagini svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria di Roma. In particolare la Guardia di Finanza ha accertato “come gli ingentissimi proventi quantificati in circa 450 milioni di euro nel decennio che va dal 1999 al 2009 siano stati oggetto nel tempo di accorte operazioni di reinvestimento, che hanno consentito all’imprenditore della “cricca” di acquisire, ristrutturare ed ampliare il più grande centro sportivo della Capitale”.
Le indagini economico-patrimoniali hanno accertato come la società Salaria Sport Village srl abbia beneficiato di oltre 30 milioni di euro ottenuti dalle imprese del gruppo Anemone grazie alla divisione di appalti pubblici in cambio di favori. Inoltre, i finanzieri hanno evidenziato come già nel 2004 Anemone e Balducci avessero rapporti in tal senso. L’imprenditore Diego Anemone, secondo i giudici, è un soggetto “dedito abitualmente a traffici delittuosi, in relazione al vivere abitualmente con proventi di attività delittuose, in un particolare contesto criminale che opera in altissimi ambienti istituzionali”. Nel provvedimento di circa 40 pagine, scrivono che è stato messo in atto un uso “sistematico della corruzione e di articolati illeciti tributari diretti a camuffare erogazioni di tangenti e il reinvestimento dei proventi delle attività illecite”. Le indagini hanno portato alla luce “un fenomeno di corruzione esteso e sistematico che vedeva da un lato, una intera gerarchia di funzionari pubblici corrotti e dall’altro, un numero chiuso di imprese favorite, prime fra tutto quelle del gruppo Anemone”. Il 23 giugno prossimo l’udienza davanti alla IIIa sezione penale.
A parlare della vicenda il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone: “La priorità della Procura di Roma è l’aggressione dei patrimoni illeciti sia di quelli squisitamente mafiosi sia di quelli riconducibili a soggetti non mafiosi che hanno creato patrimoni frutto di altre attività illecite come le bancarotte, truffe e reati finanziari. Il sequestro di oggi è stato reso possibile grazie al codice antimafia approvato dal 2011. Bisogna ricordare sempre che fu approvato all’unanimità dal parlamento ed è uno strumento prezioso per aggredire i patrimoni illecitamente creati anche da chi mafioso non è”.
“Abbiamo preso atto del sequestro notificato oggi dalla Guardia di Finanza. Non sono stati apposti i sigilli pertanto l’attività del Salaria non ha subito alcuna interruzione e proseguirà regolarmente, secondo la normale programmazione sportiva e sociale”, fa sapere invece l’amministratore unico del centro sportivo Stefano Morandi. “Nella sostanza, si tratta di una duplicazione dei sequestri già in atto, tanto è vero che sono stati nominati gli stessi amministratori giudiziari”.
Roma, 30 maggio