Decretata la legge marziale in Thailandia dopo la destituzione della premier Yingluck Shinawatra, sorella di quel Thaksin Shinawatra rovesciato nel 2006. I militari hanno preso il controllo nella mattinata del 20 maggio dopo sei mesi di crisi, costata 28 morti e 800 feriti. Il generale Prayuth Chan – Ocha, capo di stato maggiore, aveva avvertito che se la crisi non fosse rientrata si sarebbe intervenuto con «tutte le forze possibili».
La legge marziale resterà in vigore fino a che non ritornerà un clima di pace e serenità. Il generale ha inoltre invitato i vari gruppi politici a dialogare tra di loro nel tentativo di trovare una via d’uscita. Fino ad allora i militari rimarranno per le strade e ci sarà anche una censura dei media radio e tv . Vietato a tutti i media «riportare o diffondere notizie o immagini dannose per l’interesse nazionale». Tra le tv censurate anche Bluesky e i pro- governativi AsiaUpdate e Udd.
Il primo ministro Niwattunrong Boonsongpaisan, scrive in un suo comunicato indirizzato all’esercito: «Ogni azione deve seguire un percorso di pace, senza violenze, discriminazioni e nel rispetto della legge». L’esercito, tramite una tv da lui controllata, dichiara di voler restaurare pace e ordine pubblico, senza intaccare la normale vita quotidiana; infatti le scuole , le aziende e i siti turistici hanno aperto senza problemi.
Il ministro dell’istruzione Chaturon Chaisang non è d’accordo con questo provvedimento: «la legge marziale non è una risposta giusta ai problemi del Paese e potrebbe alla fine svilupparsi in maniera vertiginosa in una situazione in cui l’esercito non avrà altra scelta se non organizzare un colpo di Stato».
Ha aggiunto in un comunicato stampa la portavoce del dipartimento di stato Jen Psaki: «notiamo che l’esercito thailandese ha annunciato che non si tratta di un colpo di Stato; ma ci aspettiamo che onori il suo impegno a rendere temporaneo questo intervento e che non mini le istituzioni democratiche».
Roma, 20 maggio