Scoppia la polemica in Francia e tutto per colpa di un errore di progettazione dei nuovi convogli regionali. 2 mila treni troppo larghi e impossibilitati ad entrare nella maggior parte delle stazioni ferroviarie. Adattare le banchine alle misure costringerà i francesi a spendere altri 50 milioni di euro. La notizia, diffusa ieri dal settimanale satirico Le Canard Enchainé, è stata confermata dalle ferrovie (Sncf e Rff). Le misure incriminate riguardano 182 vagoni Ter Regiolis di Alstom e 159 Regio 2N del costruttore Bombardier, i regionali formalmente pronti ad entrare in servizio da qui al 2016. I lavori di ristrutturazione coinvolgeranno 1.300 banchine su 8.700 di tutta la rete nazionale. Imbarazzo generale fra i vertici della rete ferroviaria francese che, mettendoci la faccia, hanno tentato di spiegare l’accaduto: «è come se voi aveste una nuova Ferrari, e non riusciste a metterla dentro il garage, perché è di un’altra misura…»
Di fatto, le carrozze sono semplicemente troppo larghe per entrare nelle 1300 stazioni che necessitano dell’intervento di rimodulazione. Ad annunciarlo, l’operatore della rete ferroviaria, la RFF, ammettendo le indiscrezioni di Le Canard Enchainé. Le Ferrovie francesi e l’ente delle infrastrutture ferroviarie RFF hanno precisato che il problema coinvolge soltanto il 15 percento delle banchine rispetto appunto a tutta la rete ferroviaria. Un problema di 20 centimetri che porterebbe i treni ad urtare le banchine. L’unica soluzione, dunque, è un intervento di riadattamento dal prezzo salatissimo. Le due aziende, comunque, fanno sapere che il problema ha coinvolto soprattutto le stazioni più vecchie, o per meglio dire secolari e non quelle di più recente costruzione. Ci vorranno almeno due anni per risolvere il problema. Per quanto concerne la responsabilità sul ritardo della messa in funzione dei nuovi treni, la colpa non è da attribuire alle ferrovie (Sncf che gestisce i treni), ma alla RFF che ha in gestione le linee ferroviarie , responsabile di aver trasmesso alla Sncf i dati sbagliati circa le dimensioni dei nuovi convogli. RFF ha infatti comunicato a Sncf solo la grandezza dei binari costruiti meno di 30 anni fa, ma la maggior parte delle 1200 stazioni francesi è stata realizzata oltre 50 anni fa.
A parte le scuse di circostanza, ai francesi, la figura non è affatto piaciuta, specialmente perché non è stato il primo della serie: il tram ibrido di Nancy – rotaia e gomma – dopo 14 anni è costretto a circolare ancora a 15 km orari altrimenti in quanto ad una velocità maggiore deraglierebbe; mentre per permettere all’Airbus A380 le manovre di rullaggio, decollo e atterraggio si sono dovute allargare le piste o addirittura rinforzarle per sopportarne il peso, vedi Tolosa; E ancora: la portaerei Charles de Gaulle fiore all’occhiello della Difesa – dopo 12 anni di lavori – si ritrovò addirittura con ponti per il decollo troppo corti per i nuovi aerei, e per prolungarli furono necessari costi enormi. Il fattaccio delle banchine, in un periodo di crisi come questo, non piacerà ai contribuenti francesi, quindi. Di contro, per scongiurare il malcontento dei cittadini le due società hanno comunque diramato un comunicato stampa all’interno del quale annunciano che si faranno carico del totale di 50 milioni di spese. RFF ha assicurato che si farà «interamente carico dei 50 milioni di euro» necessari per l’adeguamento.
«Bisogna fare chiarezza e scoprire tutti i motivi per i quali sia potuta accadere una cosa così stupida» ha detto il ministro per l’Ecologia Ségolène Royal, mentre il sottosegretario ai Trasporti, Frederic Cuviller, ha definito l’accaduto «comicamente drammatico». Secondo Cuviller il problema è colpa addirittura di Chirac che, nel 1997, decise di separare le ferrovie dal gestore della rete.
Roma, 22 maggio