Ottanta anni fa il Delitto Matteotti, il deputato socialista fu assassinato da un manipolo di fascisti, da quel 10 giugno 1924 non tutto è stato chiarito.
Giacomo Matteotti fu un deputato del Partito Socialista Unitario, si inimicò aspramente al Partito Fascista dopo un suo discorso alla Camera pronunciato il 30 maggio 1924, in cui denunciò brogli e violenze fasciste durante le elezioni di aprile. Pronunciò quel discorso per opporsi al fascismo, consapevole di rischiare ritorsioni, al termine del quale disse ai suoi compagni: “Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me”.
Sui libri di scuola spesso si può leggere un paragrafo che esaurisce così la vicenda: Giacomo Matteotti uscì da casa il 10 giugno 1924, ad attenderlo una Lancia con a bordo un gruppo di fascisti, il deputato socialista fu prelevato con la forza e assassinato. Il suo cadavere fu ritrovato il 14 agosto a Quartarella, in periferia di Roma. L’opposizione e i socialisti gridarono allo scandalo, per protesta si ritirarono sull’Aventino, chiedendo le dimissioni di Mussolini, che invece si assunse la responsabilità dell’assassinio in un discorso del 3 gennaio 1925, proclamando successivamente la dittatura. Poi sui libri scolastici scatta il buio fino alle leggi razziali e l’inizio della seconda guerra mondiale.
Noi non siamo un paragrafo scolastico, quindi ci chiediamo: quale fu il movente del Delitto Matteotti? E il mandante, fu davvero Mussolini?
Sono stati scritti, e continuano a essere scritti, tanti libri che parlano di questa storia, che consigliamo di leggere, noi in questa sede allarghiamo soltanto di più alcuni dettagli.
Giacomo Matteotti quella mattina uscì dalla sua abitazione per recarsi alla biblioteca di Montecitorio, che frequentava da qualche giorno per mettere appunto un suo discorso previsto per l’11 giugno alla Camera. A prelevare Matteotti quella mattina furono: Amerigo Dumini, Albino Volpi, Amleto Poveromo, Giuseppe Viola e Augusto Malacria. Probabilmente Matteotti fu ucciso all’interno della vettura, come dimostrerebbero i sedili sporchi di sangue.
Assieme a Matteotti sparì anche la sua valigetta contenente dei documenti, questa non fu mai più ritrovata. Questo potrebbe essere il movente, Matteotti era venuto a conoscenza di qualche affare, che assolutamente non doveva giungere alle orecchie della Camera l’11 giugno.
Secondo il noto storico De Felice, e non solo lui, la valigetta conteneva i documenti che testimoniavano la corruzione della convenzione tra Stato Italiano e la compagnia petrolifera americana Sinclair Oil, un dossier che poteva svelare le tangenti e i rapporti tra il Re Vittorio Emanuele III e la Sinclair Oil. Tale valigetta sarebbe stata custodita da Mussolini, a sua volta gli fu sequestrata dai partigiani a Dongo, insieme con altri numerosi documenti e il famoso Oro di Dongo. Niente di tutto ciò fu mai più ritrovato.
Se oggi esistesse quella valigetta con quei documenti potremmo sapere la verità.
Quindi, quella cultura scolastica che ci fa pensare che Giacomo Matteotti fu assassinato a causa del suo ultimo discorso alla Camera, è lontana dalla realtà, sotto ci sono affari ben più grandi.
Mussolini negò, fino ai suoi ultimi giorni di Salò, di essere direttamente responsabile del delitto, accusando ambienti affaristici ostili a lui. È stata avanzata anche l’ipotesi che il Delitto Matteotti è servito per allontanare definitivamente Mussolini dai socialisti moderati, a qualcuno dei quali avrebbe aperto le porte nel suo nuovo Governo.
Storici come Benedetto Croce e De Felice, negano il diretto interessamento di Mussolini, escludendo quindi che sia il mandante.
Difficile capire chi sia stato il vero mandante, potrebbe essere stato Mussolini, o qualcuno vicino a lui, o qualcuno per conto del Re. Esistono diverse ipotesi.
Prima della Seconda Guerra Mondiale, il Delitto Matteotti fu il momento più critico per il potere mussolianiano, dopo un semestre trascorso a valutare come muoversi, il 3 gennaio 1925 preparò un discorso, in cui prese in mano la situazione assumendosi la responsabilità del Delitto Matteotti, successivamente si lanciò verso la dittatura, sfruttando l’assenteismo degli Aventiniani in Parlamento. Tale discorso lo riproponiamo tramite un video tratto dal film “Il Delitto Matteotti”:
Roma, 10 giugno.