Anna Maria Franzoni ai domiciliari, accolta la richiesta degli avvocati della donna, che ha ribaltato la decisione del 2012 dove in una nota del tribunale si respingeva tale possibilità perché potenzialmente soggetta a recidiva. L’istanza impedisce alla donna, erò, di poter fare ritorno a Cogne. La Franzoni, ricordiamo, stava scontando 16 anni per l’omicidio del figlio Samuele, avvenuto nel 2002.
Anna Maria Franzoni è uscita dal carcere. Una decisione del Tribunale di sorveglianza le ha concesso la possibilità di scontare il resto della pena agli arresti domiciliari. La donna ha lasciato il carcere bolognese della Dozza poco prima delle 16:30 di ieri pomeriggio, dopo aver sbrigato alcune pratiche. Fuori ad aspettarla, una multipla grigi della cooperativa don Giovanni Nicolini, luogo in cui la donna aveva iniziato a lavorare negli scorsi mesi, grazie a dei permessi speciali che le permettevano di uscire dal carcere.
L’unico divieto, quello di poter mettere piede nel comune in cui avvenne il delitto nel lontano 2002: “Non credo che i giudici abbiano tenuto in considerazione le nostre volontà, ma la decisione di vietarle il ritorno a Cogne di certo non ci dispiace. L’importante era che non venisse a scontare il resto della pena quassù”, ha riferito il sindaco di Cogne, Franco Allera. “Per noi è una vicenda chiusa – ha proseguito – e prima la dimentichiamo e meglio è”. La Franzoni sconterà il resto della pena quindi a Ripoli Santa Cristina, dove abita attualmente la famiglia.
Il Tribunale ha deciso dopo due giorni
La decisione del tribunale di concederle i domiciliari è stata presa in due giorni. L’udienza per la nuova richiesta era stata fissata per martedì scorso, dove si è discusso sulla perizia psichiatrica del Prof. Augusto Balloni, nella quale questi ha escluso la possibilità che la donna possa uccidere di nuovo. Nella perizia si è fatto riferimento anche ad una (generica) residuale pericolosità sociale, ma lo stesso professore ha argomentato che tale possibilità potrebbe essere contenuta grazie all’apporto della famiglia e un’adeguata terapia psichiatrica. La Franzoni, che si trovava nel carcere a Bologna dal 2008, potrà quindi ricongiungersi con il marito e i suoi due figli. Il più piccolo nato dopo l’omicidio di Samuele.
Il quadro familiare di coesione intorno ad Annamaria Franzoni è stato uno degli elementi che ha influito più di ogni altra cosa sulla decisione dei giudici di concederle gli arresti domiciliari. Ed è proprio sul sostegno del marito e dei suoi due figli che il Tribunale di sorveglianza che il tribunale punta per la sua ricollocazione sociale della donna, oltre che la psicoterapia, iniziata in carcere e che proseguirà, quindi i servizi sociali del ministero della Giustizia e i servizi sociali di San Benedetto Val di Sambro, comune dell’Appennino, nella frazione di Ripoli.
Nell’ordinanza si specifica come il contesto familiare attuale sia ben diverso da quello creatosi a Cogne dopo l’uccisione del piccolo Samuele, dove la vita era caratterizzata dalla solitudine per via dell’ubicazione della famosa villetta. Inoltre, ad aver convinto i giudici anche il periodo di libertà della donna tra il processo e la condanna, in cui non si sono registrati problemi.
Nessun commento da parte del marito: “Sono in cantiere. Lei il mio comportamento lo conosce, ed educatamente le dico che non voglio dire niente». questa la risposta di Stefano Lorenzi, raggiunto telefonicamente dall’ANSA, quando gli è stato chiesto come la famiglia avesse vissuto la notizia della concessione degli arresti domiciliari alla moglie Annamaria.
Roma, 27 giugno
6 Luglio 2014 @ 22:49
Complimenti. Ben scritto!!!!