E’ stata un’ assemblea per e del cittadino quella tenutasi il 5 giugno presso il palazzo dell’ex decimo municipio e dal titolo “Le nuove tendenze delle produzioni tipiche alimentari in Italia”, organizzata dall’associazione Vivere nel Futuro del presidente Vittorio Caratelli. All’interno di una sala rossa gremita, sono intervenuti per l’occasione il Prof. Carlo Hausmann, l’imprenditore agricolo Eugenio Lozzi e Cesare Filiberto. Ad introdurre il tema principe dell’incontro, Marcella Scafoletti, membro del direttivo “Vivere nel Futuro”, che ha voluto fortemente la realizzazione di questo evento, “il primo di una serie”, da cui si prenderà spunto per promuovere appunto la tipicità e soprattutto la cucina dei prodotti agroalimentari tipici della nostra penisola. Ed è stata la signora Scafoletti ad iniziare le danze, ringraziando i presenti e le personalità intervenute per l’occasione, a dimostrazione del sentimento principe che si nasconde dietro ad un incontro così importante.
“Sono circa 10 mila prodotti tipici in italiani e chi parla la stessa lingua” ha esordito il Professor Carlo Hausmann, della Camera di Commercio. “Chi parla la stessa lingua, mangia le stesse cose”. Affermazione queste solo apparentemente scontate, ma che nel corso di questi ultimi anni la nostra bella Italia sembra aver perduto con l’invasione dei cibi stranieri, facendoci perdere parte di quel senso di appartenenza che è proprio legato al cibo. “Siamo quel che mangiamo”, ha proseguito. Ricordandoci come questo senso di appartenenza sia diminuito in maniera drastica negli ultimi 10 anni. Ma la tipicità dei prodotti e il disinnamoramento verso i prodotti tipici del nostro entroterra, naturalmente, non può essere spiegato solo attraverso l’invasione dei prodotti stranieri. Ad oggi, una delle principali cause che ci fanno scegliere surrogati ed estratti di quanto il “nostro cibo” è già ricco è nello specifico una lista degli ingredienti sempre più difficile da decifrare, a “torto” ricca di conservanti e additivi alimentari che soffocano se non del tutto, ma in parte, il potere nutritivo di certi alimenti. Una lista degli ingredienti corta, invece, costringerebbe i produttori ad utilizzare prodotti di alta qualità; questo anche in virtù del fatto che il nostro organismo ha in realtà bisogno di pochi elementi per il suo benessere. E sapersi orientare nel mercato moderno in tal senso è fondamentale, ricordando infine che l’organismo ha in realtà bisogno di:
Vitamine
Antiossidanti come l’olio, fondamentali per prevenire malattie cardiovascolari;
Acidi grassi e Omega 3: la chia e salvia coltivate in Sudamerica, soprattutto in sostituzione del pesce di cui i nostri mari sono sempre più scarsi;
Fibre “nobili”:inulina;
Zuccheri, dall’indice glicemico basso. Gli zuccheri che fanno bene al nostro organismo
Microelementi: zinco, rame, specialmente in età soprattutto avanzata.
Interessante, a tal proposito, la testimonianza di Eugenio Lozzi dell’azienda Agricola San Clemente, che ha sperimentato in prima persona l’esperienza del chilometro zero, in quella che, in tutto e per tutto, è stato un esempio di “dal produttore al consumatore” nel quartiere Tuscolano. “Le cose devono conservare il proprio sapore”, ha detto Lozzi. “La coltivazione è curare una parte del nostro paese. Prendersene cura dovrebbe renderci orgogliosi di questo. Difendere un pezzo di terra, significa restituirle il valore che merita”.
Cesare Filiberto, Direttore del Laboratorio Chimico Merceologico della Camera di Commercio di Roma, dal canto suo, ha parlato di come sia importante “riconoscere la qualità”, specialmente per un prodotto polivalente come può essere del buon olio. Un aspetto che però non può prescindere dall’avvalersi di metodologie e tecnologie ben collaudate: “In particolare, per ottenere un olio di prima qualità, non si può prescindere dal momento della raccolta precoce, per protegger. L’oliva non deve essere raccolta a terra e una volta raccolta, deve respirare, non essere rinchiusa nei sacchi. Lavorata entro 24 ore. L’olio assorbe tutto e ad un’esame organolettico – quello che determina la sua qualità, che può andare da extra vergine a vergine e via dicendo – evitarne fermentazioni e il riscaldo, in quanto fa scadere l’olio e quindi la sua classe merceologica. Sapore di morchia o avvinato. Pulire bene i serbatoi. Evitare effetto rancido. L’olio è un prodotto delicato, infatti, quindi è importante non alterare la linea di confezionamento. La prima passata deve essere eliminata. E sul sistema di conservazione: utilizzare bottiglie vedrò scuro, perché la luce aumenta ossidazione e diminuire la quantità d’ossigeno all’interno dei contenitori. L’olio deve conservare la sua piccantezza, elemento imprescindibile della sua capacità nutrizionale.
Insomma, l’olio come altri alimenti ha dei valori nutritivi e organolettici che lo rendono unico al mondo e ne basta veramente un cucchiaio per regalare al nostro corpo gran parte di ciò che ha bisogno, ecco perché l’importanza della qualità. Concetto che l’Associazione “Vivere nel Futuro” vuole diffondere: perché nel cibo, come nella sua terra, l’Italia ne è ricca e spesso lo dimentichiamo.
Roma, 10 giugno