La priorità assoluta di Roma Capitale è il piano di rientro, che secondo il decreto Salva Roma va approvato entro il 4 luglio, per mettere in sicurezza i conti di Palazzo Senatorio. E così il bilancio di previsione 2014 rischia di slittare ulteriormente: sicuramente dopo il piano di rientro, a ridosso della scadenza del 31 luglio prevista dall’ultima proroga concessa dal Viminale. Non si esclude la possibilità che questa data venga ancora posticipata, a dopo l’estate: l’anno scorso si arrivò fino ai primi di dicembre. Il piano di rientro, inoltre, è al centro di un’intricata vicenda giuridico-amministrativa, con soluzioni non chiare, e le tensioni interne alla maggioranza mettono a rischio l’approvazione della manovra.
“Non è possibile licenziare il piano di rientro semplicemente con una delibera di giunta – avverte Francesco Smedile, ex presidente della commissione capitolina Riforme ed estensore dello Statuto di Roma Capitale – Le leggi dello Stato prevedono che le norme di bilancio debbano passare necessariamente in consiglio”. Di sicuro l’assemblea capitolina dovrà approvare un documento prima del 4 luglio: “Il consiglio svolgerà la sua funzione di indirizzo politico sul piano di rientro in una seduta dedicata proprio a questo tema”, assicura Mirko Coratti, presidente dell’aula Giulio Cesare. Ma potrebbe non bastare un documento d’indirizzo. “Stiamo studiando l’iter migliore da seguire – spiega Fabrizio Panecaldo, coordinatore della maggioranza capitolina – ma è evidente che su questioni come le entrate, la spesa e il patrimonio c’è bisogno dell’approvazione del consiglio”.
Si possono individuare due possibili strade da percorrere. La prima prevede l’inserimento delle prescrizioni del Salva Roma in alcune delibere propedeutiche al bilancio di previsione 2014: ciò permetterebbe di chiudere il quadro delle finanze comunali con una riforma complessiva e coerente, ma allungherebbe i tempi. La seconda possibilità prevede l’approvazione del bilancio nella versione attuale, per poi adottare le correzioni in un successivo assestamento.
Decisivo, in questa situazione, sarà l’atteggiamento dell’opposizione. Per questo Ignazio Marino ha avviato da tempo una serie di incontri con i capigruppo di minoranza, per stringere patti di non belligeranza. Una strategia che funziona solo in parte. “Il sindaco non capisce che continuando a tagliare i servizi la città muore – sottolinea Alessandro Onorato, capogruppo della lista Marchini – Più che un piano di rientro sembra un folle piano di fallimento”.
Roma, 16 giugno