L’attentato di Sarajevo costituì il preludio della Grande Guerra che scoppiò un mese più tardi.
Vittima dell’attentato furono l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Asburgo, e sua moglie Sofia Chotek.
I fatti si svolsero la mattina del 29 giugno 1914, quando la coppia reale era in visita in Bosnia per osservare delle manovre militari e partecipare all’inaugurazione di un museo a Sarajevo.
A progettare l’attentato fu un gruppo politico estremista, la Mano Nera, alla base delle rivendicazioni c’era l’irredentismo serbo.
Sette elementi del gruppo la Mano Nera, attendevano la colonna di sette automobili che accompagnava Francisco Ferdinando di ritorno dalla visita al campo militare di Filipovic.
La ricostruzione dei fatti non è mai stata resa estremamente precisa, sappiamo che erano circa le 10.15 quando la colonna sfilò davanti agli attentatori, il primo dei quali era Mehmed Mehmedbašić, appostato con un fucile dalla finestra, ma non se la sentì di sparare, giustificando in seguito che non aveva visuale libera e non voleva fallire mandando a monte il piano. Dopo di lui si fece trovare pronto Nedeljko Čabrinović, che lanciò una bomba contro l’auto dell’arciduca, ma la mancò colpendo l’ultima auto della colonna, poi cercò di suicidarsi invogliando una pillola di cianuro e gettandosi nelle basse acque del fiume Miljacka. Ma fallì anche nel suicidio poiché il cianuro era scaduto e inefficiente.
Dopo aver scampato l’attentato Francesco Ferdinando, si recò al municipio per un ricevimento, in cui prese la parola per breve discorso.
L’attentato sembrava fallito, ma la sorte quel giorno era contro l’arciduca, che dopo il ricevimento, decise di recarsi all’ospedale a far visita ai feriti della bomba di Čabrinović. Nel frattempo uno degli attentatori si era recato verso un negozio di alimentari, si trattò di Gavrilo Princip, per caso vide l’auto di Francisco Ferdinando che stava per transitare di fronte a lui, impugnò dunque la pistola e sparò due volte, colpendo fatalmente Sofia all’addome e l’arciduca al collo.
L’attentatore tentò subito il suicidio, ma fallì anche lui, vomitando il veleno che aveva ingerito.
“La pallottola che diede inizio alla prima guerra mondiale”, è custodita come reperto museale nel castello di Konopiště, vicino alla città di Benešov, nella Repubblica Ceca.
Dopo l’attentato ci furono diverse reazioni in tutta Europa, molte abbastanza tiepide, da lì a poco seguirà l’ultimatum dell’Austria-Ungheria nei confronti della Serbia, al quale farà a sua volta seguito lo scoppio della guerra, ma di questo ne parleremo nel prossimo appuntamento di questo speciale Centenario Grande Guerra.
Roma, 28 giugno 1914
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