“Studiare non funziona più da ascensore sociale” si legge in un comunicato stampa del Censis di ieri, la scuola non garantisce non solo la mobilità sociale, ma neanche la possibilità di lavorare. Negli ultimi anni i lavori in aumento sono quelli non qualificati (per cui basta un titolo di studio basso), + 16,8% dal 2009 a oggi. Al contrario quelli che richiedono una qualifica media e\o alta che sono in decrescita: diploma -3,9% , laurea – 9,9%. Senza sostanziali differenze di percentuali per laureati in materie umanistiche e materie economiche, se per i primi la sottoccupazione è del 43,7%, per i secondi è del 57,3%.
Quindi dati alla mano, la percezione è che meno si studia più si lavora. Emerge inoltre che la scuola non riesce a creare le condizioni di equilibrio sociale tra i giovani studenti giacché: “L’abbandono scolastico tra i figli dei laureati è un fenomeno marginale (riguarda solo il 2,9%), sale al 7,8% tra i figli dei diplomati, ma interessa quasi uno studente su tre (il 27,7%) se i genitori hanno frequentato solo la scuola dell’obbligo.” Certo le statistiche di occupazione tramite scolarizzazione non incoraggiano, così come le strutture e l’organizzazione. Sottolinea lo studio del Censis che c’è poca fiducia nelle istituzioni scolastiche fin dal principio, infatti solo il 55% dei comuni italiani ha attivato dei servizi per l’infanzia senza riuscire a soddisfare l’utenza potenziale, fatta eccezione per Torino. La scarsità delle risorse, l’aumento dei costi, i problemi organizzativi finiscono per minare la fiducia tra genitori e istituto educativo, tale sfiducia si riscontra anche nell’aumento dei ricorsi al Tar (+ 17,1%) e dalla scarsa partecipazione dei genitori alle elezioni degli organi collegiali (10 %) e nell’aumento degli abbandoni scolastici. A proposito dell’inadeguatezza delle istituzioni scolastiche rispetto alla richiesta, si nota che è in crescita il numero degli studenti italiani iscritti in università all’estero (dal 2007 al 2011: + 51,2% ).
“Tra i 30-34enni, gli italiani laureati sono il 20,3% contro una media europea del 34,6%”, anche le immatricolazioni decrescono -3,3%. “La quota di immatricolati che arrivano a conseguire il titolo triennale è ancora molto bassa, intorno al 55%, mentre nei Paesi dell’Ocse si arriva in media al 70%.”
Roma, 27 giungo