La storia a volte è beffarda: nel 2002 fu Byron Moreno con un arbitraggio scandaloso a regalare la vittoria alla Corea e a mandarci a casa, stavolta Rodriguez Moreno. Scandalo anche stavolta? Beh, facciamo meno, molto meno. Di sicuro è stato un incontro duro, contatti al limite, eccessivo il rosso a Marchisio sì che ha rovinato tutto, da sanzionare con il rosso il morso di Suarez a Chiellini. Ma lo scandalo è questo o una nazionale incapace di tirare in porta, di avere una chiara idea di gioco e soprattutto calciatori di livello? Sì, perché è questo il vero problema.
La vittoria con l’Inghilterra all’esordio ha annebbiato le menti a molti, ha fatto credere a tanti stolti (ma anche molti in malafede) che non fossimo così scarsi, che nelle partite che contano l’Italia c’è sempre, non è morta. Tutti ad esaltare il tiki-taka all’italiana dopo che un paio di giorni prima se ne era decretata la morte di quel modello spagnolo che tanti successi ha portato al Barcellona e alle Furie Rosse. Le due fiammate di Marchisio e Balotelli avevano fatto dimenticare quanto il gioco degli azzurri fosse lento e confuso. Merito anche di un Prandelli che già prima della partenza per il Brasile non era riuscito a trovare la quadra: 4-3-3, 4-2-3-1, 4-1-4-1, infine un 3-5-2, segno che qualcosa non andava, anche nella testa dell’etico cittì. Poi la scusa del caldo, che ha tagliato le gambe ma solo all’Italia. Peccato che anche gli altri lo subiscano e non solo gli azzurri.
Ma la colpa non è del solo allenatore, ovvio, perché la crisi è a monte, è una crisi di sistema che c’è da tempo ma che si vuole sempre nascondere sotto il tappeto. Perché sì, la qualificazione era arrivata presto, ma rimane il fatto che dal 2010 il problema vero era sotto gli occhi di tutti e nessuno voleva affrontarlo seriamente: mancano gli interpreti. Colpa di un campionato dominato dagli stranieri, da campionati Primavera ormai non di livello e giovani troppo spesso relegati in panchina o a giocare in serie minori. Squadre primavera in Serie B o selezioni federali nel campionato cadetto le opzioni sul tavolo da tempo, ma come sempre decidere in mezzo a tanti interessi e tra tante poltrone è una vera impresa. Ma questa è l’Italia, dovremmo saperlo ormai. Le gioie cancellano tutto (vedi nel 2006 il Calcioscommesse e i suoi esiti), le sconfitte fanno emergere i problemi, ma al dunque sono solo parole al vento: la decisione, l’azione, la risoluzione non è di casa nel BelPaese. La polemica sterile sì, perché la colpa è sempre degli altri, non la nostra. Una volta ci si rimboccava le maniche, si lavorava per risolvere quello che non andava. Da tanto, troppo tempo, non è più così. Un dramma a tinte fosche? Pessimismo? No, semplice realismo. La fotografia di un’Italia di cui andare poco fieri, anche nello sport. Ma tanto è colpa di Rodriguez Moreno…
Roma, 24 giugno