È partita sabato 14 giugno l’ ordinanza anti alcol, ma si è dimostrata subito un flop. I divieti, che avrebbero dovuto essere messi in atto dall’ordinanza emessa dal Campidoglio dopo due mesi di tira e molla con le associazioni degli esercenti e i residenti, in molte zone di Roma sono stati elusi.
Si è continuato a vedere giovani con in mano bottiglie di birra e di vino anche dopo le 22 e gli esercenti e i minimarket hanno seguitato a vendere alcol fino a mezzanotte anche a minorenni. Non dimentichiamo, poi, che ci sono alcune zone della Capitale, a ridosso della movida, che non rientrano nell’ordinanza, che rimarrà in vigore fino al 31 ottobre, interessando 6 municipi, 19 zone e 200 strade e piazze. Perciò sulla Cassia, come sulla Tiburtina, si è continuato a bere indisturbati: bastava spostarsi solo di qualche metro in stradine in cui il divieto non arrivava.
Ma la Cna, la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, non ci sta, in quanto, secondo il suo avviso, il provvedimento anti-alcol discrimina le imprese dell’artigianato alimentare, che devono cessare la vendita alle 22, essendo ben altra cosa rispetto ai minimarket e agli spacci gestiti da extracomunitari.
Inoltre gli agenti in servizio a Trastevere si sono concentrati per lo più sulla viabilità e sul parcheggio selvaggio. A San Lorenzo, complice la notte bianca della Università la Sapienza, sono state controllate solo le entrate e le uscite del rione e il piazzale del Verano, mentre in via degli Ausoni i residenti sono dovuti intervenire personalmente per ripulire la strada dopo la movida.
Commenta Marta Leonori, assessore alle attività produttive: «L’applicazione del provvedimento sarà graduale… per il momento ci sono buoni riscontri». E per le zone franche? «Non è da escludere che l’ordinanza possa essere modificata ed estesa ad altre aree nelle prossime settimane».
Roma, 15 giugno