Per l’inchiesta sul Clan Fasciani ad Ostia cinque condanne e quattro assoluzioni, questa la sentenza di condanna emessa, ieri 13 giugno, dal Gup Alessandra Tudino, che ha anche predisposto la confisca di quattro locali commerciali. L’indagine ha rivelato l’esistenza di un organizzazione mafiosa riguardante l’intestazione fittizia di beni. La pena più grave è stata di 8 anni ed è stata inflitta a Diego Rossi. Poi gli altri condannati: Giovanni Basco e Daniele Carbone, 2 anni e 4 mesi ciascuno, e Maria Luisa Piselli.
Assolti dal Gup con la formula secondo cui “il fatto non sussiste” e “per non aver commesso il reato”, invece, Andrea Di Cintio, Tommaso Martinelli, Fabio Koawalski e Fabio Lobozzo.
Pene accessorie hanno invece riguardato ils equestro di alcune attività commerciali, come ‘Il porticciolo’, ‘Malibu beach’, ‘Emmediesse’, e ‘Dottor Fish’. Le condanne inflitte sono però inferiori rispetto a quelle richieste dai pubblici ministeri Michele Prestipino e Ilaria Calò, che per Rossi avevano chiesto una condanna a 14 anni, essendo considerato il deus ex machina del traffico di droga proveniente dalla Spagna. 10 gli anni che erano stati richiesti al contrario per Antonio Basco e 4 anni ciascuno per gli altri tre imputati.
Questo il commento di Libera: – “Una sentenza importante , che certifica dal punto giudiziario che la mafia c’è, dunque esiste anche a Roma. Un altro duro colpo al clan che per anni ha condizionato e condiziona la vita economica e democratica del litorale romano, arrivando sin dentro il cuore della città”, afferma in una nota Libera. “Associazioni, nomi e numeri contro le mafie commenta le condanne decise dal Gup di Roma Alessandro Tudino al processo, con rito abbreviato, ad un gruppo di imputati coinvolti in una inchiesta sulla mafia ad Ostia e ritenuti legati al clan Fasciani, processo in cui Libera è costituita parte civile – si legge nel comunicato – Per troppo tempo si è fatto finta di non vedere ciò che era sotto gli occhi di tutti e senza accorgersi che giorno dopo giorno le mani delle mafie avevano conquistato settori dell’economia romana. Le infiltrazioni mafiose, che interessano questo territorio come ormai la maggior parte delle zone del Paese, si contrastano con la repressione e gli strumenti giudiziari, ma il primo e imprescindibile strumento rimane il risveglio delle coscienze, l’orgoglio di una comunità che antepone il bene comune alle speculazioni e ai privilegi, contrastando in tutte le sedi la criminalità organizzata e i suoi complici”.
Roma, 14 giugno