26 lettere d’amore, una per ogni lettera dell’alfabeto. Così Antonello Colaps ha voluto ricordare la sua piccola Sofia, morta prematuramente quando aveva solo 29 giorni per una contrattilità al cuore. Un papà che attraverso l’alfabeto ha provato, tentato di racchiudere quanto la vita non gli permetterà di poter dire di persona a quella piccola che mai potrà vedere diventare donna.
Una storia commovente, che parte da questa lettera e poi prosegue in 26, lunghi, passi: parole e pensieri che, come direbbe Pirandello, descrivono in maniera imperfetta le emozioni che proviamo, soprattutto quando sanno far male. Che non riusciamo a tenere lì, nel cuore. Quelle emozioni che in un modo o nell’altro bisogna far uscire per non esserne schiacciati.
“Quando ho iniziato a scrivere questo sito, Sofia pesava, nella pancia della mamma, un kilo o giù di lì. Avrei voluto accompagnarla nel suo crescere, con quello che so fare, e di tanto in tanto raccontarle qualcosa. Lo avrei fatto anche con questo sito e in questo luogo, pubblico ma estremamente privato. Sarebbe stato come un diario, per entrambi; un modo per me per comunicare con lei. Sofia è nata con un deficit di contrattilità al cuore e ha vissuto per 29 giorni, strano a dirsi, quante sono le caselle di questo sito. In questi giorni, il gioco lo ha condotto lei, e nel farlo è stata di una potenza che mai avevamo conosciuto prima.
Noi abbiamo potuto solo starle vicino, ammirarla, esserne orgogliosi e fieri.
Per andarsene, Sofia, ha aspettato di averci vicini, ed è stato il dono più bello e drammatico che ci potesse fare. Ma ce ne ha fatti anche tanti altri di doni in questi 29 giorni. Nei miei appunti, in questo mese, ho scritto che Sofia mi ha insegnato il vero valore di una fotografia, che cosa significano giorni tutti uguali, che cosa significa sentirsi un unico con un’altra persona, che cos’è una famiglia, il tempo che vola e quello che non passa mai, l’insonnia, la speranza, la tensione nelle spalle e la sofferenza del cuore, l’amore incondizionato, la bellezza agli occhi di un genitore. Per tutte queste cose, e molte altre, dico che Sofia è stata potente.
Sofia ci ha fatto anche capire che non siamo soli, ed è anche per ringraziare, in qualche modo, le persone che ci sono state vicine, che ho deciso di mettere comunque questo sito online.
Alcuni contenuti sono rimasti identici a com’erano sei mesi fa, altri li ho dovuti riscrivere.
Ho dovuto aggiungere, sopratutto, i puntini sospensivi prima dell’inizio di ogni testo, rendendomi conto della necessità di dover iniziare ogni volta con « Ti avrei raccontato che… », « Ti avrei insegnato che… », « Ti avrei detto che… ».
Fare questo sito è stato, alla fine, il mio modo per conoscere una figlia che non è potuta crescere, per immaginare chi sarebbe potuta essere.
Spero possa essere così anche per voi”.
qui, i pensieri per Sofia.
Roma, 9 giugno